Due partite, zero gol all’attivo ed eliminazione dentro l’angolo: triste è il destino della Francia. Non che fosse tra le favorite ma era oggettivamente lecito attendersi qualcosa in più da una nazione che ha segnato il calcio negli ultimi decenni, che esprime con Michel Platini il presidente dell’Uefa e che è riuscita a battere Turchia e Italia – anche grazie al pesante contributo del presidente Nicolas Sarkozy – nella recente corsa per l’assegnazione dell’Europeo 2016. Nulla di tutto questo: involuta contro l’Uruguay, inesistente contro il Messico, la Francia si è eclissata dal Mondiale senza mai accendersi. Alle due avversarie basterà pareggiare in totale serenità nel confronto diretto di martedì per entrare a braccetto negli ottavi di finale.



Un triste declino quello francese. Legato a filo doppio a un allenatore come Raymond Domenech, incapace di dare un gioco accettabile alla squadra e di ottenere risultati (esclusa la finale mondiale 2006 persa contro l’Italia), abile a coltivare la mediocrità nelle scelte e ad alienarsi le simpatie: la qualificazione nei playoff ai danni dell’Irlanda con il colpo di mano di Thierry Henry è stata l’ultima picconata alla credibilità francese, lo stesso attaccante è stato accolto dai fischi quando è entrato in campo nella partita d’esordio a Città del Capo. Un cammino inverso rispetto ad altre nazioni, visto che in Francia i club vanno meglio della rappresentativa: Lione e Marsiglia sono state protagoniste della Champions League, con la sfida diretta nei quarti di finale e con la squadra di Puel poi eliminata dal Bayern.



 

La dimostrazione di come il calcio di Domenech fosse finito, e non da adesso, ma da quell’Europeo indecente nel 2008 e dalla già ricordata qualificazione con beffa ai danni di Trapattoni. A Laurent Blanc, ct designato, il compito di rialzare la Francia. Compito che invece tocca ancora a Vicente Del Bosque. La Spagna è l’altra grande delusione momentanea, unica a cadere delle pronosticate al titolo. La partita contro la Svizzera è stata impietosa e istruttiva. Impietosa perché ha evidenziato come la Spagna abbia mancato proprio nel reparto più atteso (l’attacco) e abbia evidenziato le pecche preventivabili in difesa. Istruttiva perché ha dimostrato, ancora una volta, come il Mondiale sia una storia a sé, dove non sempre vince chi è più forte. Nulla è perduto per la squadra di Del Bosque, ma con Svizzera e Cile già avanti di tre punti tutto diventa maledettamente più difficile: obbligatorio non sbagliare contro l’Honduras per evitare un fallimento che sarebbe ancora più clamoroso di quello francese. E, se vogliamo parlare di buchi nell’acqua, come non citare ancora una volta il calcio africano? A breve ne parleremo.