E adesso per l’Italia tutto diventa più complicato Non bastava il rugby, anche nel calcio dobbiamo patire i neozelandesi. Certo, gli All Whites non ci trattano male come sono abituati a fare gli All Blacks ma è più che sufficiente l’1-1 di ieri pomeriggio per sollevare le ironie dei media (“In Nuova Zelanda abbiamo 25 giocatori professionisti, in Italia sono 3.541”) e per rendere non impossibile ma, sicuramente, più complicato il cammino al Mondiale. In un doppio senso. Primo, perché l’Italia dovrà battere giovedì la Slovacchia a Ellis Park per restare in corsa, senza stare ad attaccarsi a discorsi legati anche alla possibile soluzione di un pareggio legato ai risultati degli avversari di ieri.
Secondo, perché in questo momento è senza dubbio più concreta – sempre che si vada avanti – l’ipotesi secondo posto. E questo vuol dire un cambio di posizione nel tabellone degli ottavi che, da un cammino morbido, ci porterebbe prima ad affrontare l’Olanda – pressoché sicura del primato nel gruppo E -, quindi a eventualmente trovare il Brasile nei quarti di finale. Tali danni propone il pareggio rimediato a Nelspruit contro un’avversaria che, dopo aver conquistato il primo punto nella storia del Mondiale, intende non fermarsi più. Italia poco convincente: occasioni ne sono arrivate ma il gioco ha latitato, in quanto frutto di iniziative estemporanee dei singoli (Montolivo e Camoranesi) e non di un abbozzo collettivo di manovra.
Azzurri in difetto in difesa, dove Cannavaro ha mostrato crepe preoccupanti, e senza capacità di offendere. Una prova timida proprio nel giorno in si doveva onorare la memoria di Roberto Rosato, grandissimo difensore a cavallo tra Anni Sessanta e Settanta. Marcello Lippi non ha voluto ammettere che si sia trattato di un passo indietro rispetto al Paraguay, quando invece si è preso nuovamente un gol stupido (rischiando pure nella ripresa) e in attacco anche la seconda rete sudafricana degli azzurri è arrivato da palla inattiva. Preoccupante. E ha perfettamente ragione il ct quando sostiene di non rinnegare le scelte e di