“A casa, in Italia, non ci sono fenomeni che ci avrebbero risolto le cose qui. E comunque certe domande è meglio farle alla fine. Perché poi magari bisogna rimangiarsele”, con affetto, Marcello Lippi. Il c.t. della Nazionale ha preso di petto la delusione post Nuova Zelanda e, con la consueta intraprendenza, ha risposto alle domande dei cronisti difendendo a spada tratta le scelte fatte in partenza.



Che intorno alla Nazionale debba porsi un discorso di “qualità” è ormai arcinoto e tristemente assodato. Ma la teoria secondo cui, sul divano o sulle spiagge del Belpaese, non ci siano fenomeni in grado di risolvere le partite dell’Italia, è da valutare con il beneficio del dubbio. Seppur con il rischio di cadere nella retorica, bisogna riesumare quell’ingloriosa lista dei celebri esclusi che annovera tra le sue righe non-fenomeni come Totti, Del Piero, Cassano e Balotelli. Quattro giocatori diversi, qualcuno con parecchie primavere alle spalle, tutti in grado di fare la differenza, anche in Sudafrica.



 

Totti e Del Piero hanno scritto la storia del calcio italiano con le rispettive maglie numero 10 e i gol, tanti e tali da costituire materiale di esportazione in tutto il mondo. Due come loro sono stati capaci di sputare grinta e tirare avanti la baracca anche in una stagione maledettamente problematica per entrambi. Alex, 11 gol, ha fatto i conti con il campionato disastroso di una Juve irriconoscibile, Francesco, 25 reti in 31 presenze stagionali, è stato più volte fermato dagli infortuni. Nonostante ciò, la fantasia, gli spunti, l’intelligenza tattica non sono mai venuti meno e avrebbero potuto costituire l’arma in più per quell’Italia che balbetta in fase di costruzione offensiva. E nei calci piazzati.



 

Problemi fisici per i due numeri 10? Baggianate, il Mondiale non è una stagione di Serie A: si protrae per una manciata di partite nell’arco di un mese, con il risultato che, anche solo per metà match, Totti e Del Piero avrebbero potuto imprimere il loro sigillo di qualità, costituendo un punto di riferimento per la squadra, oltre che un’immagine autorevole nei confronti degli avversari. Uomini simbolo alla stregua di  Gigi Buffon, putroppo infortunato, e Fabio Cannavaro, che però sembra aver smarrito lo smalto giusto.

 

Balotelli e Cassano: uno è IL giovane, l’altro è L’ex giovane. Entrambi, senza problemi di età, possono vantare numeri da fuoriclasse. La potenza fisica e le cavalcate sulla fascia dell’interista, la fantasia e gli assist del barese: un assaggio dei diversi ingredienti che i due chef offrono nel loro prelibato menu per calciofili ghiottoni. Ma, su di loro, sembra incombesse il problema "comportamentale". 

Il tutto suona ripetitivo e melenso ma la dolorosa realtà del Mondiale ribadisce che i fenomeni esistono, sono reperibili in carne ed ossa a zonzo entro i confini nazionali (oppure all’estero in vacanza), anche se costretti a soffrire e tifare insieme agli altri milioni di italiani che, giorno dopo giorno, si improvvisano c.t. e, al lavoro come a scuola, propongono la loro ricetta per cambiare la Nazionale.

 

(Marco Fattorini)