La vecchia Europa perde i pezzi. Primi verdetti dei gironi al Mondiale e agli ottavi di finale non appare neanche una sola rappresentante del Vecchio Continente. Passano il turno Uruguay, Messico, Argentina e Corea del Sud. Saltano le teste di Grecia e, soprattutto, Francia. Quest’ultima paga un mancato ricambio generazionale, incapace di dare seguito a quella stirpe che aveva avuto in Michel Platini e Zinedine Zidane i leader. Non solo. L’avventura sudafricana si è conclusa con una mortificante sconfitta contro i padroni di casa, naufragando in un mare di insulti (tra i francesi) e di risate (di chi stava a guardare) che renderà difficile ma, al contempo, inevitabile quella rifondazione di cui dovrà farsi carico Laurent Blanc.
E oggi rischia un’altra potenza europea, l’Inghilterra di Fabio Capello indicata tra le favorite della vigilia, subito sotto Brasile e Spagna, a pari merito con l’Argentina. Finora il cammino al Mondiale è stato disarmante: 1-1 contro gli Stati Uniti, con rimonta subita, e 0-0 contro l’Algeria, con un gioco particolarmente sofferto, a fare esercizio di generosità. Finora sono mancati proprio gli uomini chiave, come Rooney, cone Lampard, come Gerrard. Gente che nel proprio club è decisiva ma che si trasforma – in negativo – quando è impegnata con la Nazionale: una trasformazione che ha lasciato interdetto lo stesso commissario tecnico, che si ritrova con una squadra completamente diversa quando si passa dall’allenamento all’applicazione sul campo. E non ci si deve arrestare alla crisi di gioco. Perché, come capitato in casa francese, anche nell’Inghilterra è andata in onda la polemica giocatori-allenatore. O, almeno, un tentativo di polemica, poiché John Terry, che aveva pubblicamente osato i criticare la gestione del ritiro e le scelte tecniche, ha dovuto fare precipitosamente marcia indietro quando si è accorto di non avere dietro di sé alcuna truppa.
Un segnale, comunque, di come qualcosa si sia rotto nell’incantesimo che faceva portare Capello in palmo di mano da media, tifosi e dirigenti inglesi. Così non è più vietato pronunciare la parola dimissioni (o, in alternativa, licenziamento). Dopo essere state negate anche come ipotesi dallo stesso allenatore, stanno invece prendendo sempre più piede se sarà fallimento contro la Slovenia, con relativa eliminazione mondiale. Per uno abituato sempre a vincere, sarebbe uno smacco feroce; per una Nazionale abituata sempre a prenderle, sarebbe l’ennesima batosta. Proprio nell’anno in cui si credeva di essere dei numeri uno.