Altro che cambio di passo agli ottavi…Tutti nodi sono venuti contemporaneamente al pettine nella devastante sconfitta con la Slovacchia che consegna all’Italia l’ultimo posto nel girone, Facile iscriversi ora al partito del “l’avevo detto”. Però, in tempi non sospetti, si era parlato della fragilità della difesa, della mancanza di qualità a centrocampo, dell’inconsistenza in attacco. Si chiude con Gigi Buffon che dà ragione a chi aveva scritto che “il livello del nostro calcio è questo”. Si chiude con Marcello Lippi che si congeda in maniera mortificante. Si chiude con una Federazione che aveva licenziato in tutta fretta Roberto Donadoni per rimettere sulla panchina il commissario tecnico di Germania 2006. Quel Roberto Donadoni che, ricordiamolo, era uscito da Euro 2008 per mano della Spagna (la Spagna…) e ai rigori (ai rigori…) dopo aver chiuso senza reti ai tempi supplementari con Pirlo e Gattuso squalificati e con un Cannavaro – non ancora declinante – messo fuori uso da Chiellini prima che il torneo cominciasse.



Degli azzurri restano le macerie, volute da chi ha insistito sulla vecchia guardia convinto di poterne tirare fuori ancora qualcosa. Un po’ come sta disperatamente manovrando Adriano Galliani al Milan, con la differenza che si tratta di un club e che, quindi, eventuali nuovi arrivi sono legati a investimenti economici. Una questione di soldi che non tocca il Club Italia, che invece deve fare i conti con la pura materia prima. E quindi: con chi si riparte? E dove lo si va a pescare? Questo sarà il grande punto interrogativo che accompagnerà i primi passi della gestione di Claudio Prandelli perché l’impressione, netta, è che le risorse del calcio italiano siano scarse assai. Due gli esempi sotto gli occhi. Innanzitutto l’inaridimento del serbatoio Under 21, una volta facile luogo dove pescare talenti da buttare nella Nazionale maggiore. In secondo luogo lo strapotere dell’Inter, unica squadra italiana di livello internazionale la cui forza nasce in virtù di un destino consegnato interamente a capitale straniero, panchina compresa.



Con l’assurdo che due dei pochi talenti su cui puntare sono proprio nerazzurri. Peccato che Balotelli si sia perso nel rapporto conflittuale con Mourinho mentre Santon si sia avvitato in una fase di preoccupante involuzione. Ma sono questi due dei nomi da cui si dovrà ripartire, in un ricambio generazionale che porterà al saluto dei vari Cannavaro, Gattuso, Zambrotta, Camoranesi, Pirlo e fors’anche Buffon, visti i guai fisici.

 

Da salvare citiamo Marchetti, Bonucci, Montolivo, Marchisio, Criscito, Palombo, Pazzini, Chiellini e Maggio. Prandelli dovrà poi lavorare al recupero di Gilardino e dare una chance a Borriello. E poi? E poi speriamo che cresca gente come Ranocchia, De Silvestri, Acquafresca, Poli, Giuseppe Rossi, con l’eterno dubbio Cassano da risolvere. Con un solo augurio: che le società italiane diano fiducia ai nostri giovani, non è una missione impossibile, come sta dimostrando la Germania al Mondiale. Altrimenti il futuro del calcio diverrà di basso profilo per mancanza di nuove generazioni soffocate da anziani e stranieri, come basket e pallavolo già dimostrano da tempo.