L’Inghilterra saluta con il botto. In negativo. Che la Germania sarebbe stata un ostacolo difficile, lo si immaginava. Che l’Inghilterra stesse meglio ma non benissimo, lo si sapeva. Che anche il destino ci avrebbe messo lo zampino, era preventivabile ma non nel modo in cui la terna guidata da Larrionda non si è accorta della rete regolarissima di Frank Lampard. La vendetta tedesca dopo la rete fantasma di Geoff Hurst nella finale 1966, certo, ma anche la possibile molla verso un futuro più tecnologico nel calcio, sempre negato con teutonica cocciutaggine da Sepp Blatter, che ritiene una grande novità l’apertura ai giudici di area: la Federcalcio inglese ha peso, è realistico che metterà pressione a Fifa e International Board perché la moviola entri parzialmente in gioco in futuro a evitare tori di proporzioni bibliche.



E, al proposito, Fabio Capello ha già messo le mani avanti. Capello che saluta in anticipo il Mondiale, e da non-dimissionario. Una delusione fortissima, ma una sconfitta che non fa una grinza. Più squadra la Germania che, tolta (parzialmente) la caduta contro la Serbia, non ha sbagliato un sola partita. Una formazione compatta, solida, devastante quando le si aprono gli spazi: l’Inghilterra è stata annichilita anche sotto il profilo dell’agonismo, sua dote abituale. Per lei si tratta della più pesante sconfitta nella storia del Mondiale ma, soprattutto, della fine di un ciclo straordinario perché trentenni come Terry, Gerrard e Lampard ben difficilmente avranno una chance tra quattro anni. Ciclo invece che si apre per la squadra di Joachim Loew che, nonostante l’età media bassa, ha la mentalità di un gruppo anziano. E la Germania non tradisce mai: in 17 edizioni soltanto una volta è stata eliminata agli ottavi, nel 1938…

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