SPAGNA OLANDA – L’Olanda ha le potenzialità per superare la Spagna. Se in tanti danno per favorita la nazionale iberica, il team manager dell’Ajax David Endt, profondo conoscitore del mondo del pallone, si aspetta molto dagli Orange: in particolare come spiega in questa intervista concessa in esclusiva a ilsussidiario.net il Ct Van Marwijk nel suo staff ha due assi nella manica, che vantano un passato di tutto rispetto in Spagna. Tra i meriti di Endt, c’è senza dubbio quello di aver lanciato Wesley Sneijder. L’Ajax dagli anni Settanta in avanti ha sfornato tantissimi talenti, puntando molto su un settore giovanile con una precisa filosofia: insegnare calcio anche ai ragazzini. Purtroppo il club, come rivela Endt, non ha la forza per opporre resistenza alle sirene delle grandi squadre europee. Anche così si spiega il declino europeo di una compagine che negli anni Novanta ha detto la sua nel vecchio Continente. Anche al termine del Mondiale scatterà una sorta di caccia all’acquisto dei Lancieri, su tutti al centro del mercato ci sono il gioiello ventiduenne Gregory Van Der Wiel (definito da Cruiff il talento olandese numero uno dell’anno) e l’attaccante dell’Uruguay Luis Suarez. In questa lunga intervista c’è anche spazio per un confronto tra l’ultima nazionale vincente (quella dell’Europeo 1988) e quella odierna.
Chi parte favorito nella sfida tra Olanda e Spagna? Che tipo di gara si aspetta?
Vedendo la classe, l’esperienza e il blasone, visto che sono i Campioni d’Europa in carica, passa la Spagna. Mi aspetto, comunque, una gara strana.
In che senso?
In questi Mondiali l’Olanda si sta coprendo più del solito, non sta facendo il suo gioco naturale. Ha dimostrato di essere più prudente senza dimenticare di produrre gioco. Non dimentichiamoci che nello staff della nazionale ci sono Cocu e Frank De Boer, due ex giocatori del Barcellona, che conoscono bene il calcio spagnolo e in particolare quello praticato dai blaugrana. Sono sicuro che possono trovare l’asso nella manica. L’Olanda cercherà di fare pressing, così come hanno fatto il Cile e il Paraguay, perché quando si lascia giocare la Spagna non c’è scampo.
La nazionale ha fra i suoi cardini alcuni giocatori dell’Ajax: Stekelenburg, Van der Wiel, De Zeeuw. Di questi chi la sta sorprendendo di più?
Non posso dire nulla su De Zeeuw, perché ha fatto pochi minuti. Van der Wiel è una bella sorpresa, perché sta reggendo bene, senza sbilanciarsi troppo. Nonostante sia un giovane, è tranquillo, sta giocando abbastanza bene, ma può fare ancora meglio. Per quanto riguarda Stekelenburg , è un portiere valido.
L’ultima Olanda che ha vinto qualcosa di importante è stata quella dell’Europeo 1988 (Gullit, Van Basten…). Nota delle differenze tra l’Olanda di ieri e quella di oggi?
La vera differenza è nel fatto che l’Olanda di ieri aveva in campo dei fuoriclasse già affermati (Van Basten, Gullit, Koeman, Rijkaard), mentre quella di oggi ha più ragazzi che devono ancora affermarsi. Nessuno pensava che avrebbero potuto giocarsi una finale mondiale, mentre prima del 1988 l’Olanda veniva data per favorita, perché molti dei suoi giocatori si erano fatti notare nei rispettivi club (Psv, Milan, Ajax). L’Olanda del mondiale sudafricano ha meno esperienza, ma è più solida. I giocatori sono validi, ma nessuno si aspettava che sarebbero entrati in finale. I calciatori, invece, erano talmente sicuri del loro potenziale che quando dicevano di voler vincere la Coppa del Mondo sembravano un po’ esagerati: la motivazione, quindi, paga sempre e ha permesso di creare un certo clima. Vogliono vincere, anche perché in nazionale non vogliono essere sempre considerati dei perdenti.
L’Ajax vuole tornare a vincere. Quali sono le ambizioni del club?
Stiamo cercando di rilanciarci in Europa. Nell’Olanda di Marwijk ci sono 11 giocatori che hanno fatto il settore giovanile all’Ajax (Elia, Van der Vaart, Sneijder…), ma il nostro problema è che non possiamo tenerli, non possiamo competere con i grandi club europei. Questo traguardo, però, ci dà una spinta in più, perché dimostra che non siamo poi così male: dobbiamo insistere su questa strada. Purtroppo quando a 26/27 anni questi giocatori raggiungono la maturità sportiva non possiamo più utilizzarli.
Dopo il Mondiale sarete costretti a qualche sacrificio, si pensi a Van Der Wiel o allo stesso Stekelenburg? Non possiamo resistere a tutte le offerte. Non c’è solo l’aspetto economico, ma anche i giocatori vogliono andare via.
Quali sono i campionati che vanno per la maggiore?
La Spagna e l’Inghilterra. Sono quelli più richiesti dai giocatori. Nella vostra rosa figura anche un altro talento: Suarez.
Resta con voi?
Per Suarez vale lo stesso discorso fatto con gli altri.
Lei ha lanciato Sneijder. Cosa prova quando si parla di attribuire il pallone d’oro al centrocampista interista?
Grande orgoglio. Non è il primo: ci sono stati anche Cruijff e Van Basten. Bisogna, però, aspettare, perché siamo a metà 2010. Per tutta la società è un motivo d’orgoglio, significa che il settore giovanile ha lavorato bene.
Qual è il punto di forza del vostro settore giovanile?
Puntiamo sempre sulla qualità, sulla tecnica, sulla velocità e meno sulla forza fisica. Cerchiamo, inoltre, allenatori-maestri che sappiano, fin dalla giovane età, insegnare la tecnica e la tattica. E’ un duro lavoro che portiamo avanti da 30/40 anni. Allenatori capaci che sposano la filosofia della società di creare dai giocatori di talento dei calciatori.
(Luciano Zanardini)