SPAGNA OLANDA – Ancora Europa, per il secondo Mondiale consecutivo. E per la prima volta al di fuori del Vecchio Continente, come mai successo nella storia del torneo. La conferma di come il calcio europeo abbia ancora molto da insegnare quando la capacità tattica viene contrapposta all’abilità personale: Brasile e Argentina fallirono quattro anni fa, Brasile e Argentina si sono clamorosamente ripetute quattro anni dopo. Ma questo non vuol dire che Olanda-Spagna di questa sera sia una partita priva di talento, anzi. Da parte oranje è stato proprio questo a fare la differenza nel corso del Mondiale. in una riedizione del 4-2-fantasia di leonardiana memoria. I tre là davanti (tre perché Van Persie ha deluso come non mai) sono stati l’elemento decisivo tra la classe di Sneijder, la dedizione di Kuyt e il genio di Robben.
Talento che, in casa spagnola, si esplicita maggiormente a centrocampo con la regia di Xabi Alonso e le geometrie di Xavi, visto che – anche qui – il centravanti ha fallito nella persona di Fernando Torres: per fortuna c’era un Villa in palla come non mai. Una finale annunciata a metà, perché la squadra di Vicente del Bosque era unaninemente designata come una delle grandi protagoniste della competizione. Ed è stata brava a rivestire il ruolo fino in fondo, in un Mondiale partito come peggio non potesse – la sconfitta contro la Svizzera – e ricostruito partita dopo partita, intorno ai gol di Villa, a una capacità unica di palleggio e a una difesa che si temeva perforabile e, invece, si è riscoperta salda con il progredire degli impegni.
Annunciata a metà perché dell’Olanda si aveva stima ma non fiducia. Una sensazione che non ha tenuto conto dei segnali che lanciavano gli uomini di Van Marwijk, a cominciare da un girone eliminatorio fatto di otto partite vinte su otto, cui si sono aggiunti i sei successi in Sud Africa. Un’Olanda mai bella, ma tremendamente pratica: su tutti, il modo in cui ha affondato i colpi nelle amnesie brasiliane e la decisione con cui ha retto all’assalto finale dell’Uruguay in semifinale. Due squadre che non hanno esaltato come gioco (ben più piacevole quello offerto dalla Germania: vedremo che cosa succederà quando avrà quattro anni di esperienza in più) ma giunte con merito all’ultimo appuntamento. Perché vi sono arrivate con personalità e con continuità, ciò che non hanno avuto le avversarie.
La Spagna del blocco Barcellona (a proposito: il club catalano porterà a casa 90mila euro per ogni convocato, e sono sette. E’ proprio inutile dare calciatori alla Nazionale?) si fa preferire per compattezza, l’Olanda dovrà tenere lontani gli avversari da una difesa che non appare impenetrabile, puntando tutto sulla già ricordata prima linea. Almeno queste le sensazioni alla vigilia di una partita quanto mai incerta: la prima cerca il bis di Euro 2008, la seconda la vendetta sportiva delle finali perse nel 1974 e nel 1978, entrambe vogliono arrivare dove mai sono arrivate nella loro storia. Ma solo una avrà tale onore