«Bullismo farmaceutico». Così viene definito in Sudafrica il comportamento di Big Pharma, che ha venduto i vaccini Covid ad un prezzo che è risultato essere doppio rispetto a quello riservato all’Ue. Ma non è l’unica informazione che è emersa dopo la pubblicazione dei contratti con le case farmaceutiche. Nel contratto di Pfizer è, infatti, riportato alla sezione 5.5 che «l’Acquirente riconosce che gli effetti a lungo termine e l’efficacia del vaccino non sono attualmente noti e che potrebbero esserci effetti avversi del vaccino attualmente non noti. Inoltre, nella misura applicabile, l’Acquirente riconosce che il Prodotto non sarà serializzato». Eppure, non è questo a far discutere dopo il rilascio pubblicato dei contratti tra il governo africano e quattro fornitori di vaccini (Johnson & Johnson, Pfizer, Serum Institute of India e Gavi, Vaccine Alliance), grazie all’iniziativa giudiziaria della ONG Health Justice Initiative.
I contratti rivelano che il Serum Institute of India, che ha prodotto il vaccino Oxford/AstraZeneca, ha addebitato al Sudafrica 5,35 dollari a dose, mentre l’Ue ha pagato solo 1,78 euro, in base ai prezzi trapelati. Invece, una dose di vaccino J&J è costata 10 dollari, il 15% in più rispetto a quello pagato dall’Ue. Il Sudafrica è stato in grado di ottenere uno sconto sul prezzo dell’Ue solo per il vaccino sviluppato da Pfizer con BioNTech, pagando 10 dollari, rispetto ai 15,50 euro (poco meno di 19 dollari) che sarebbero stati addebitati all’Ue.
COSA C’È NEI CONTRATTI DEL SUDAFRICA PER I VACCINI COVID
I contratti rivelano anche che J&J ha impedito al Sudafrica di imporre restrizioni all’esportazione di vaccini. I contratti consentono a J&J e Pfizer di impedire di donare o esportare dosi senza il consenso delle aziende. Inoltre, nel contratto di Gavi, che riguardava i vaccini che sarebbero stati consegnati nell’ambito di COVAX – lo schema globale di accesso ai vaccini – non c’era alcuna garanzia del numero di dosi o della data di consegna per i vaccini. Alcune di queste informazioni erano già trapelate, ma il rilascio dei contratti fornisce prove concrete a sostegno delle accuse. Contattata da Politico per un commento, Johnson & Johnson ha dichiarato che il prezzo finale pagato dal Sudafrica era di 7,50 dollari, il loro prezzo globale finale per tutti i clienti. Inoltre, ha precisato di aver «trasferito la propria tecnologia ad Aspen Pharmacare a Gqeberha per consentire il riempimento e la finitura locali del vaccino COVID-19 Johnson & Johnson e in seguito ha permesso ad Aspen di produrre, commercializzare e vendere il proprio vaccino COVID-19, Aspenovax».
La società ha aggiunto di aver «sostenuto e sostenuto la donazione di centinaia di milioni di dosi di vaccino» da parte di paesi tra cui Usa e i membri dell’Ue. Un portavoce di Gavi, invece, a Politico ha ricordato che «COVAX è stato progettato come un sistema di assegnazione delle dosi equo per garantire che ogni paese avesse accesso ai vaccini COVID-19». A proposito del Sudafrica ha aggiunto che «mentre i paesi a basso reddito hanno ricevuto dosi gratuite, il Sudafrica come paese a reddito medio-alto si è unito a COVAX come partecipante autofinanziato. Il Sudafrica ha ricevuto oltre 9 milioni di dosi da COVAX, tra cui circa 8 milioni di donazioni di dosi, gratuitamente».
“MINATA SOVRANITA’ DEL SUDAFRICA”
Dopo aver ricevuto i documenti, l’Health Justice Initiative (HJI) si è avvalso di una vasta gamma di accademici, avvocati e ricercatori di diverse organizzazioni e università per studiarli e fornire un’analisi congiunta preliminare. La prima conclusione è che «i termini e le condizioni minano la sovranità del Sudafrica», come nel caso del divieto di esportazione. «Altrettanto problematica è un’altra multinazionale molto redditizia, Pfizer, che ha estratto concessioni esagerate dal Sudafrica, sottraendo la propria responsabilità e, peggio, ha chiesto di trattenere il 50% del “primo pagamento”, anche in caso di inadempienza alla registrazione o alla consegna dei vaccini. Pfizer ha anche incluso un disclaimer di non violazione della proprietà intellettuale di altri titolari di diritti, in effetti, chiedendo che il tipo di rinuncia alla proprietà intellettuale a cui si opponeva con veemenza sia concessa agli sviluppatori di vaccini nel Sud del mondo».
Per quanto riguarda COVAX, è stato promesso tanto, ma consegnato poco, «fornendo ancora meno vaccini di quelli che il governo degli Stati Uniti ha donato nel 2021, quando contava di più». Peraltro, J&J, Pfizer e COVAX «non si sono impegnati a fornire volumi e date di consegna, rendendo sempre più difficile pianificare e gestire un programma di vaccinazione tempestivo e adeguato». Per Health Justice Initiative si tratta di «un pericoloso precedente per le future misure di prontezza alla pandemia». Il problema è che questo modo di operare coinvolge anche altri farmaci.
COSA DICE CONTRATTO PFIZER SU DANNI E SERIALIZZAZIONE
Ma non è finita qui. Oltre alla questione degli eventi avversi ignorata e quella tanto dibattuta dei prezzi, dai contratti emergono clausole di garanzia e di mallevazione assoluta e totale dalle responsabilità per le case farmaceutiche. Il Sudafrica si è infatti impegnato a «risarcire, difendere e tenere indenne» Pfizer e BioNTech, nonché i loro rappresentanti, «da e contro qualsiasi causa, reclamo, azione, richiesta, perdita, danno, responsabilità , risarcimenti, sanzioni, multe, costi e spese» derivanti da sinistri derivanti dai vaccini Covid, compresi i danni. Fanno eccezione solo la violazione della riservatezza o la frode. Questa è una parte non negoziabile dell’accordo, precisa l’ONG Health Justice Initiative. Inoltre, il Sudafrica si è obbligato a creare un fondo di compensazione dedicato a rimborsare eventuali danni provocati dai vaccini.
Pertanto, Pfizer non solo si è esentata da ogni forma di responsabilità, ad ogni livello, ma ha anche obbligato lo stato sudafricano a compensare eventuali danni. Altro aspetto interessante è quello della serializzazione. Pfizer, infatti, obbliga il Sudafrica a non effettuare l’identificazione dei vaccini in numeri di serie per poter compiere una pratica comune, anzi obbligatoria, nel mondo dei farmaci, cioè il “tracking” dei singoli lotti. Ma la serializzazione consente di identificare i gruppi di fialette, e quindi di seguirne la distribuzione, ad esempio anche per certificarne la conservazione e per identificare l’efficacia e gli effetti avversi.