Dopo 17 sanguinosi e lunghi anni di guerra civile, forse un futuro di pace si staglia in Sudan: lo scorso 31 agosto è stata siglata un’intesa tra il Governo nazionale e il Fronte Rivoluzionario del Sudan che pone idealmente fine alle ostilità tremende occorso nel Nord Est dell’Africa. Il Fronte raggruppa i ribelli degli Stati sudanesi del Darfur occidentale, del Kordofan Meridionale e del Nilo Azzurro: da quasi 20 anni lo scontro con le forze di Khartoum è stato a più riprese irrefrenabile, con un complesso dialogo di pace iniziato e proseguito dalla comunità internazionale anche grazie all’azione mediatrice della Chiesa cattolica locale. Nell’accordo raggiunto a fine agosto, il Gen. Abdel-Fattah Burhan ha concordato con il Presidente del Sud Sudan Salva Kiir il rientro in Sudan milioni di sfollati a causa della guerra. Non solo, come annuncia oggi Vatican News nel focus sulla pace in Sudan, viene concessa autonomia amministrativa agli Stati del Darfur Occidentale, del Kordofan Meridionale e del Nilo Azzurro, ma anche l’integrazione delle forze militari degli ex ribelli all’interno dell’esercito sudanese entro un periodo di 39 mesi e infine la regolamentazione delle terre tradizionalmente utilizzate dalle comunità tribali.



VESCOVO SUDAN: “PASSO VERSO LA PACE”

Quello del Sudan, resta un accordo a suo modo storico per il delicato equilibrio geopolitico dell’Africa anche se vi sono due gruppi di ribelli che non hanno voluto aderire ai colloqui di pace a Juba (la capitale del Sud Sudan che ha intermediari tra ribelli e Governo centrale): «Non so se possiamo definire questo accordo “globale” perché alcune formazioni armate in Sudan non vi hanno aderito e ho sentito che non hanno accettato di firmare. Un accordo di pace diventa globale quando tutti coloro che sono armati aderiscono all’accordo senza che nessuno sia escluso», lo spiega Sua Ecc. Mons. Michael Didi Adgum Mangoria, Arcivescovo di Khartoum, sul portale online della Conferenza Episcopale africana. Didi esorta tutti i leader politici ad integrare tutte le parti in causa che sono rimaste escluse, così da rendere l’accordo davvero completo. È lo stesso Arcivescovo a sottolineare come l’intesa per la pace non deve lasciare nessuno indietro: «la fine del conflitto non può essere equiparata ad una riconciliazione vera e propria ed è giunto il momento che tutte le parti in causa esprimano il loro punto di vista». All’appello del vescovo di Kharotum per la pace duratura in Sudan ha risposto l’Alto Rappresentante per la Politica Estera Ue Josep Borrell «l’accordo è una pietra miliare per la transizione democratica ed economica del Sudan», ma ha poi invitato tutti i gruppi in causa «ad unirsi agli sforzi di pace a beneficio delle comunità locali».

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