Prosegue ormai da tre giorni lo scontro fra esercito e paramilitari in Sudan. Sono già circa 180 i morti ma il bilancio sembra destinato ad aggravarsi ulteriormente. Le forze armate hanno annunciato la riconquista della tv di Stato ma rivendicazioni arrivano da entrambe le parti e rendono difficile stabilire chi al momento sia in una situazione migliore. Al momento il bilancio è di 180 morti e 1.800 feriti tra civili e militari, come riferito dal Rappresentante speciale delle Nazioni Unite nel Paese, Volker Perthes.



La violenza si è rivolta anche nei confronti dell’ambasciatore Ue in Sudan. “Poche ore fa, l’ambasciatore dell’Ue in Sudan è stato aggredito nella sua residenza. Si tratta di una grave violazione della Convenzione di Vienna. La sicurezza delle sedi diplomatiche e del personale è una responsabilità primaria delle autorità sudanesi e un obbligo previsto dal diritto internazionale” ha scritto l’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera Josep Borrell su Twitter.



Sudan, proseguono gli scontri: l’appello di Usa e UK

In Sudan, proseguono gli scontri: sono più di 180 i morti e 1.800 i feriti. I medici hanno lanciato un appello affinché gli ospedali di Khartoum, situati “vicino a importanti siti strategici” del conflitto in corso, non vengano più bombardati per continuare con il proprio lavoro. La guerra civile cominciata sabato contrappone il generale Abdel Fattah al-Burhan, capo delle forze armate sudanesi e presidente, e il suo vice, il capo delle Forze di supporto rapido (Rsf) Mohamed Hamdan Dagalo.

Dopo aver estromesso i civili dal potere nell’ottobre 2021, i due hanno cominciato a scontrarsi sul tema dell’assorbimento delle Rsf nell’esercito. Il conflitto vede dunque in lotta per il potere le forze armate e paramilitari. Coinvolti anche i mercenari russi della Wagner: la loro influenza al momento è limitata agli affari nel settore aurifero. Intanto dopo il G7 in Giappone, i ministri degli Esteri statunitense e britannico, Antony Blinken e James Cleverly, hanno esortato le due fazioni a “cessare immediatamente le violenze”.