Se ne parla dal 2019. Ma oggi il suo percorso potrebbe essere arrivato a maturazione. Parliamo della Sugar Tax, ovvero della tassa destinata a pesare sulle bibite gassate e zuccherine, considerate nemiche giurate della corretta alimentazione. E soprattutto considerate veleno nella dieta dei più piccoli. L’obiettivo dichiarato è la lotta all’obesità e la riduzione dell’incidenza di malattie quali obesità, diabete e patologie correlate.
La legge rischia però di avere anche tutt’altri effetti. A ribadirlo è Giangiacomo Pierini, presidente di Assobibe, l’Associazione di Confindustria delle aziende produttrici di bevande analcoliche, che davanti alla notizia della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto attuativo della norma non ha nascosto forti preoccupazioni. Il timore – si legge in una nota di Assobibe – è quello di non riuscire ad affrontare questo ulteriore balzello in un momento storicamente complesso per il settore, che nel 2020 ha subìto una contrazione del volume di vendite del 40% e per il quale non è previsto un ritorno ai volumi pre-pandemia prima della fine del 2022.
“Le rassicurazioni del Governo arrivate nelle ultime settimane di voler tutelare le imprese della filiera con investimenti che aiutino la ripartenza e la crescita dell’intero comparto ci avevano rassicurato e illuso di poter guardare al prossimo futuro con ottimismo, ma questa misura sembra decisamente incoerente rispetto ai messaggi di crescita proposti dall’Esecutivo” racconta Pierini. Che spiega perché la Sugar Tax potrebbe portare più danni che benefici.
Quale sarà l’impatto che l’introduzione della sugar tax potrebbe avere sull’industria delle bevande e in particolare sulle Pmi?
Le stime sono di un’ulteriore contrazione di vendite, oltre ai danni del Covid, per almeno un 10%. Effetti che si riflettono su tutta la filiera, compresa la parte di forniture agricole. L’aumento di pressione fiscale pari al 28% medio su un litro di prodotto – cui si andranno ad aggiungere i costi necessari agli adeguamenti burocratici – è una misura recessiva con effetti gravi sulle imprese e sui cittadini. E l’impatto più traumatico della tassa si avrà proprio sulle PMI, che rappresentano una fetta importante del settore, molte delle quali rischiano di passare da un utile a una perdita con conseguenze rilevanti sull’occupazione diretta e indiretta: sono a rischio 5.700 posti di lavoro. E non solo. Oltre ai danni sul mercato, una nuova tassa da versare ogni mese toglie risorse a ricerca e innovazione, che sono alcuni dei driver del settore per la ripartenza.
Quali mosse sta preparando Assobibe per dare battaglia nelle opportune sedi istituzionali nel caso la tassa diventi operativa?
Crediamo che in questo momento le aziende, per guardare al post pandemia con ottimismo e coraggio, abbiano bisogno di certezze e sostegno, non di nuove tasse. Per questo stiamo lavorando per porre all’attenzione del Governo l’impatto che la Sugar Tax avrebbe sulle imprese, soprattutto quelle di dimensioni più piccole che rappresentano il patrimonio di tradizione e conoscenza della nostra filiera Made in Italy. Abbiamo quindi avviato una interlocuzione con i decisori politici per illustrare i dati che dimostrano aspetti oggettivi: i danni economico-sociali rispetto ai benefici di un gettito molto esiguo, ancor più dopo lo stravolgimento della pandemia; i risultati raggiunti dal comparto in Italia per la riduzione di zuccheri immessi in consumo (-27%), senza bisogno di leve fiscali; l’assenza di benefici diretti per la salute prodotti dalla Sugar Tax sulle bibite nei Paesi in cui è stata introdotta. Non ci sono infatti dati che dimostrino una riduzione di peso corporeo della popolazione in questi Paesi. Anzi spesso sovrappeso e obesità aumentano nonostante il calo di vendite di bibite zuccherate. Auspichiamo pertanto un dialogo concreto, che aiuti a far luce sullo stato di salute del settore e a individuare soluzioni condivise ed efficaci per raggiungere gli obiettivi condivisibili di riduzione dell’incidenza di malattie quali obesità, diabete e patologie correlate.
E quali sostegni e aiuti Assobibe sta ipotizzando di chiedere per le aziende che dovessero essere colpite dalla norma?
Riteniamo che un approccio punitivo o di incentivi possa arrivare solo a valle di un percorso concordato per una transizione. Purtroppo la norma, decisa nel 2019, ha l’obiettivo di penalizzare i consumi di aranciate, chinotti, cedrate, spume, cole prodotte in Italia. E questo anche se per il Ministero della salute tali prodotti non presentano criticità, tant’è che la tassa si applica anche alle versioni prive di zucchero e calorie. È quindi necessario un ripensamento profondo dell’indirizzo politico dell’Esecutivo, prima di poter immaginare un richiesta di agevolazioni fiscali o premialità per le imprese più virtuose. Il Governo è consapevole che una nuova imposta sulla produzione toglie liquidità, oggi indispensabile per le attività e i livelli occupazionali.
(Manuela Falchero)
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