Per la (forse) prima volta nella storia recente – e sicuramente in quella post-pandemica – un manipolo di esperti di tutto riguardo ha ammesso che allo stato attuale gli studi sulla sicurezza dei vaccini sono ancora carenti e quasi del tutto inefficaci a prevenire (da un lato) i possibili effetti avversi e (dall’altro) la sfiducia dei pazienti sempre più restii a sottoporsi – e qui possiamo tornare all’ere pandemica – a vaccinazioni con composti nuovi. A dirlo sono stati quattro studiosi della Hopkins University, della Emory, dell’università della Pennsylvania e della Brighton collaboration che hanno messo nero su bianco i loro timori sulla sicurezza dei vaccini in un articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista ‘New England journal of medicine‘ citato dal quotidiano La Verità.



Prima di entrare nel vivo della (per così dire) accusa da parte dei quattro ricercatori vale la pena sottolineare che – a differenza di quanto si possa pensare – nel loro studio non vengono quasi mai citati i vaccini contro il covid, limitandosi a parlare in generale della sicurezza dei nuovi composti, lanciati sul mercato e somministrati a grandi masse di persone ancor prima di avere a disposizione dati approfonditi sugli effetti collaterali.



Lo studio sulla sicurezza dei vaccini: “Servono esami più approfonditi per prevenire i rischi e risarcire le vittime”

Il punto di partenza dei ricercatori è che sempre più frequentemente si rileva una “diffusa esitazione” nella somministrazione dei nuovi vaccini, probabilmente legata al fatto che “il pubblico non è più soddisfatto del tradizionale obiettivo sulla sicurezza: semplicemente, cercare e quantificare i rischi associati dopo che il vaccino è stato autorizzato per l’impiego”; con l’ipotesi che probabilmente ora i pazienti preferiscono un approccio che “mitighi e prevenga [le] reazioni avverse rare ma gravi che – scrivono gli stessi ricercatori nel loro studio sulla sicurezza dei vaccini – non sembrano più rare quando vengono dati a milioni o miliardi di persone”.



Ma cosa fare per invertire questa tendenza? Secondo il piccolo team di studiosi il punto di partenza dovrebbe essere un esame più attento e preciso “degli eventi avversi in seguito all’immunizzazione, per accertare se sono casualmente o solo per coincidenza correlati alla vaccinazione“, senza dimenticare le importanti indagini “sul meccanismo biologico” alla base dell’effetto avverso. E il risultati quale sarebbe? È ancora più semplice: arrivare a progettare vaccini che garantiscano il massimo grado di sicurezza possibile, “prevenire le reazioni avverse espandendo le controindicazioni e – concludono i ricercatori – risarcire in modo equo i vaccinati per le reazioni avverse vere”; con il duplice effetto di ristabilire quella sempre più carente fiducia dei pazienti.