Tre suicidi in carcere in un giorno. A togliersi la vita un 26enne a Pavia, un 20enne a Teramo e un 33enne a Secondigliano: tre giovanissimi che hanno deciso di porre fine alle loro vite dopo essere stati rinchiusi in diversi istituti per motivi differenti. Ancora una volta arriva, in seguito a questi gesti estremi, il grido disperato di Antigone, associazione che si occupa delle persone private della libertà personale. In un comunicato di Gonnella si legge: “Una tragedia che ci dovrebbe far fermare tutti e programmare azioni e politiche di segno opposto a quelle in discussione. Fermatevi con il ddl sicurezza e approvate norme di umanità”.



L’associazione Antigone prosegue: “Ogni suicidio è un atto a sé ma, quando sono così tanti evidenziano un problema sistemico. Il sovraffollamento trasforma le persone in numeri di matricola, opachi agli operatori. Vanno prese misure dirette a ridurre drasticamente i numeri della popolazione detenuta. Il ddl sulla sicurezza in discussione va nella direzione opposta e potrebbe costituire una esplosione di numeri e sofferenze. Le misure che da tempo sollecitiamo non sono mai state approvate. Una telefonata salva la vita, abbiamo sempre ricordato. Facciamo sì che i detenuti comuni possano chiamare quotidianamente i propri cari e non una telefonata a settimana. Se quei ragazzi che hanno perso la vita avessero potuto farlo, specialmente in momenti di profonda depressione possono essere la via di salvezza”.



Antigone: “Chiediamo una discussione pubblica sul tema carceri”

L’associazione Antigone, dopo i tre suicidi in cella in un giorno, chiede “ancora una volta che governo e Parlamento aprano una discussione pubblica sul tema carceri. Chiediamo a tutti i parlamentari di visitare le sezioni più affollate degli istituti di pena e quelle dove si vive peggio, come il settimo reparto di Regina Coeli. Lanciamo anche un allarme sul nuovo reato di rivolta penitenziaria, previsto nel ddl sicurezza che andrà a punire persino la resistenza passiva dei detenuti con tanti anni di carcere. La disobbedienza nonviolenta gandhiana è trattata come un crimine. Il rischio è che aumentino ancora atti di autolesionismo, tentativi di suicidio e suicidi”.



L’auspicio dell’associazione è “che questo provvedimento venga presto ritirato e che si approvino norme nel segno della modernizzazione, umanizzazione, deflazione. Siamo pronti a discuterne con chi vuole ascoltare il nostro parere e le nostre proposte”. Tra i tre giovani che si sono tolti la vita in carcere in un solo giorno, c’è anche Jordan Jeffrey Baby, rapper che stava scontando una pena a 4 anni e 4 mesi. Il cantante è stato trovato privo di vita nella sua cella, con una corda attorno al collo. Nel 2023 Jordan era stato condannato per rapina aggravata dall’odio razziale ai danni di un operaio di 42 anni originario della Nigeria.