La dottoressa Cristina Cattaneo, medico legale ed esperta di antropologia forense, ha seguito da vicino le autopsie di molte vittime dei più recenti casi di cronaca nera, come ad esempio quello di Yara Gambirasio. In un’intervista rilasciata al quotidiano La Verità la professoressa ha parlato dell’importanza del suo lavoro, e dei cambiamenti nelle indagini scientifiche sempre più dettagliate e precise grazie alle quali è stato possibile risolvere molti dei misteri legati ad omicidi unendo la scienza alla giustizia. Iniziando proprio dal caso Yara, tornato recentemente nel dibattito pubblico grazie alla serie Netflix, alla quale Cattaneo ha anche partecipato, e che ha sollevato anche dubbi in merito al processo che ha portato poi all’arresto di Massimo Bossetti.



Una moda del momento che è proprio quella di affrontare in chiave “true crime” i delitti, lasciando agli spettatori una ricostruzione non più basata sulla “caccia al colpevole“, ma lasciando aperte anche altre opzioni di verità che la dottoressa critica. “Non si doveva rifare il processo ma raccontare in generale cosa la scienza può portare a casi terribili come questi“, dice la dottoressa, e aggiunge: “Non pensavo che la serie fosse di parte, altrimenti non avrei accettato“.



Cristina Cattaneo: “Servono medici legali nei pronto soccorso per indagare sui casi di violenza

Cristina Cattaneo, medico legale che ha seguito da vicino molte autopsie, ricorda nell’intervista a La Verità, come grazie alla scienza si siano potuti risolvere molti casi di omicidio anche difficili. Nell’occasione, ribadisce anche la professionalità di un medico legale potrebbe essere fondamentale non solo per le persone morte, ma anche come presenza in pronto soccorso ad esempio per svolgere indagini su presunte violenze. In questo modo si potrebbe garantire una tutela sulle vittime che purtroppo sono in aumento. Così come la dottoressa ha ricordato che sono aumentati anche i suicidi tra giovanissimi.



Un fenomeno che è stato aggravato dall‘isolamento imposto negli anni di Covid, che ha colpito soprattutto gli adolescenti fragili. “Noi facciamo 800 autopsie l’anno e abbiamo il polso del tipo di morto che arriva e, negli ultimi due anni, adolescenti ma anche giovani tra i 22 e i 24 anni sono troppo frequenti nella sala“, dice Cattaneo, e aggiunge: “Confrontandomi con psichiatri e pediatri ho cercato di capire cosa stia succedendo, siamo tutti d’accordo sul fatto che il Covid ha dato una botta pazzesca a questi ragazzi“.