Perché Anthony Bourdain si è ucciso? La domanda sul suicidio è tornata prepotentemente d’attualità dopo l’uscita del documentario Roadrunner, che tra l’altro getta qualche ombra sul rapporto tra lo chef-divulgatore tv e Asia Argento. Non avrebbe retto ad un tradimento dell’attrice, dipinta in maniera “ripugnante”, come affermato dai media statunitensi. La sua morte rappresenta uno dei traumi che il pubblico americano non ha ancora elaborato, motivo per il quale desta ancora molta attenzione. Di sicuro quella di Anthony Bourdain è stata una vita sregolata: aveva fatto uso di cocaina e Lsd, beveva fiumi di vodka. La nascita della figlia Ariane aveva cambiato tutto: decise di disintossicarsi e fare il padre, trovando così un equilibrio. Ma gli ultimi anni della sua vita sono stati un ritorno al passato.
Così è arrivato a uccidersi nel bagno della sua camera d’albergo usando la cinta di un accappatoio. Un gesto estemporaneo? D’impulso? Il mistero non è stato ancora risolto. La sera prima destò preoccupazione per la sua assenza in ristorante. Lo aspettavano l’amico Eric Ripert e lo staff con cui stava lavorando. Non si vide neppure la mattina per la colazione. Da qui l’allarme e la tragica scoperta del suicidio.
ANTHONY BOURDAIN, UN SUICIDIO INSPIEGABILE?
I media concordano invece sulla depressione come causa del suicidio di Anthony Bourdain, avvenuto l’8 giugno 2018 a Kaysersberg, in Francia, a soli 61 anni. Nonostante il successo, ha dovuto infatti lottare costantemente contro depressione e dipendenze. Figlio di genitori separati, a sua volta separato due volte e con una figlia, era molto geloso della sua vita privata. Ma lui stesso ne fece menzione in un paio di interviste, oltre che in alcuni stralci del suo programma Parts Unknown. In tv, ad esempio, raccontò tra le righe di come il ricordo di un hamburger mangiato in aeroporto abbia innescato in lui una “spirale di depressione durata per giorni”.
Invece nel 2017 in un’intervista al Guardian parlò brevemente di “rabbia psicotica” e si definì “un’anima infelice”, che si è fatto male “deludendo e offendendo molte persone”. Ma era senza dubbio uno degli chef più onesti al mondo, sui generis e lontano da ogni convenzione o stereotipo. Il suo viaggio nella cucina d’avanguardia si è concluso terribile, con un suicidio inspiegabile che ha lati oscuri non ancora risolti.