L’Asl della Toscana ha approvato la richiesta di suicidio assistito di una donna di 54 anni affetta da sclerosi multipla progressiva e per questo totalmente paralizzata. Era da settimane che cercava di usufruire dell’apposita legge, ma come riportato da Adnkronos continuava a ricevere rifiuti, sebbene disponesse dei quattro requisiti necessari per ottenerlo. L’azienda sanitaria locale da parte sua si appellava alla sussistenza del “trattamento di sostegno vitale”. La malcapitata tuttavia è totalmente dipendente dall’assistenza di terze persone ma ha legittimamente e consapevolmente, rifiutato la nutrizione artificiale.



Era proprio questo il nodo della questione, che è finita poi in Tribunale. L’Asl infatti sosteneva che il rifiuto della nutrizione artificiale fosse corrispondente all’assenza del “trattamento di sostegno vitale“. I giudici della Corte costituzionale, con la sentenza 135 dell’anno in corso, hanno smentito questo scenario, dando ragione alla donna. Nel caso in cui quest’ultima sia ancora decisa a sottoporsi alle procedure di suicidio mediamente assistito, dunque, l’iter potrà iniziare nelle prossime settimane, attraverso le modalità di esecuzione e il medico da lei scelti.



La soddisfazione della difesa della donna per la sentenza sul suicidio assistito

Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’Associazione Coscioni, difensore e coordinatrice del collegio legale della donna protagonista della querelle giudiziaria sul suicidio assistito con la Asl della Toscana, ha espresso la sua soddisfazione per la sentenza emanata dalla Corte Costituzionale. “È la prima applicazione diretta della sentenza numero 135 della Corte costituzionale che interpreta in modo estensivo e non discriminatorio il requisito del trattamento di sostegno vitale indicato nella sentenza 242 sul caso Cappato-Antoniani”, ha affermato.



Adesso dunque non resta che aspettare per comprendere la data in cui la procedura potrà essere attuata secondo le modalità previste. “La signora, dopo mesi di attesa e sofferenze, con il rischio di morire in modo atroce per soffocamento anche solo bevendo, potrà decidere con il medico di fiducia quando procedere, comunicando all’azienda sanitaria tempi e modalità di autosomministrazione del farmaco al fine di ricevere assistenza e quanto necessario”, ha concluso.