CONSIGLIO REGIONALE VENETO RESPINGE LA LEGGE SUL FINE VITA
Il Consiglio Regionale del Veneto respinge la proposta di legge ‘Liberi Subito’ sul suicidio assistito (proposta dall’Associazione Luca Coscioni) per un solo voto di scarto tra favorevoli e contrari. Dopo settimane di scontri politici e di partiti divisi anche al loro interno per il voto di coscienza lasciato praticamente a tutti i consiglieri veneti, la lunghissima giornata a Venezia si era aperta stamane con il discorso del Governatore Luca Zaia: il presidente leghista, in opposizione a gran parte della sua stessa maggioranza, si era fin da subito schierato a favore di una legislazione che “accelerasse” il percorso di suicidio assistito stabilito dalla sentenza della Corte Costituzionale del 2019 (caso Dj Fabo-Cappato).
Il fulcro della legge sul Fine vita prevedeva infatti che le aziende sanitarie garantiscano «tempi e modi omogenei per la valutazione delle richieste di suicidio medicalmente assistito»: il testo di fatto non differisce di molto dalla sentenza della Consulta, se non per il fatto che «non debbano passare più di 27 giorni tra la presentazione della domanda e l’esecuzione della prestazione di suicidio mediamente assistito». Questo era il nucleo della proposta di legge sul Fine vita che approdava oggi in Consiglio regionale, con l’assemblea del Veneto a fare da capofila nella valutazione del testo prima di altre Regioni pronte alla medesima discussione (su tutte, l’Emilia Romagna) su pressing dell’Associazione Coscioni dopo le varie raccolte firme degli ultimi mesi.
ZAIA E CENTROSINISTRA KO SUL FINE VITA: COS’È SUCCESSO IN AULA
Alle 18,36 il Presidente del Consiglio Regionale Veneto Ciambetti dichiara chiusa la lunga giornata con le votazioni appena discusse: erano 5 gli articoli da votare ma i primi due non passano nonostante i 25 voti favorevoli. Con 22 contrari, 2 astenuti (che valgono per regolamento regionale come voto attivo) e 1 assente, la seduta viene interrotta in quanto l’articolo 2 – parte fondamentale della legge – essendo stato bocciato fa tornare l’intero testo in commissione. «Tecnicamente adesso devo mettere al voto il rinvio per il progetto di legge numero 217 in commissione»; il Consiglio poi approva con 38 sì e 13 assenti, spiega il Presidente del Consiglio Regionale facendo intendere che il dibattito sul suicidio assistito potrebbe comunque non essere concluso, con nuovo modifiche al testo che potranno arrivare nei prossimi mesi. Il progetto di legge, ha spiegato il Presidente Ciambetti, diventerà “ordinario” e non avrà i tempi contingentati, come invece prevede lo Statuto veneto a proposito delle proposte di iniziativa popolare (come quella dell’Ass. Coscioni, ndr).
In termini pratici però il Consiglio del Veneto ha bocciato questo progetto di legge: servivano 26 consiglieri favorevoli (sui 50 totali presenti, Governatore Zaia compreso) per far passare la legge sul suicidio assistito: così però non è avvenuto e dunque rimane la cornice di norme fissate dalla Corte Costituzionale. Il Veneto non approva così il “Fine Vita” facendo vincere il fronte del No: decisiva la spaccatura del Centrodestra e un voto “ribelle” tra le file del Partito Democratico. In primis, FdI e Forza Italia infatti hanno votato contro la legge, così come parte della Lega: Zaia, altri consiglieri leghisti e le opposizioni hanno votato per il Sì. Tra le file dem invece è Anna Maria Bigon, consigliera regionale del Pd, è l’unica del gruppo contraria alla legge e non ha ceduto al pressing dei compagni di partito per non partecipare al voto o quantomeno non votare del tutto contro.
I PRIMI COMMENTI DOPO LO “STOP” AL SUICIDIO ASSISTITO ‘ACCELERATO’ IN VENETO
Tra i primissimi commenti dopo la bocciatura della legge sul suicidio assistito in Veneto, il governatore Luca Zaia all’uscita dal Consiglio spiega «La legge non cambiava il corso delle cose, il fine vita è già autorizzato da una sentenza della Corte Costituzionale. La legge non sarebbe servita, come avevo già detto in precedenza». Per il tesoriere della Coscioni, Marco Cappato, resta la delusione per la proposta di legge bocciata in Aula: «Per un voto, il Consiglio regionale del Veneto non ha approvato la nostra legge per avere procedure certe di risposta alle richieste di ‘aiuto al suicidio’. È stata persa un’occasione, ma quel diritto rimane in vigore e continueremo a batterci con l’Associazione Luca Coscioni per l’attuazione».
In merito alla consigliera regionale Pd Anna Maria Bigon, si tratta dell’unica del gruppo contraria alla legge: fonti al “Gazzettino” raccontano che abbiano provato in tanti – anche ai piani alti del Partito Democratico – a convincerla di «non intervenire, non parlare, non votare contro». Oggi in aula Bigon ha spiegato con schiettezza: «Bisogna potenziare le cure palliative, ho presentato un emendamento al Bilancio, erano 20 milioni, ma è stato bocciato! Perché si è scelta questa scorciatoia? La competenza è statale». Anche Forza Italia, da sempre contraria alla proposta di legge dell’Associazione Coscioni, commenta con una nota ufficiale quanto avvenuto oggi in Consiglio Regionale Veneto: «Abbiamo espresso il nostro voto contrario perché già garantito da una sentenza della CC in alcune condizioni di sofferenza. Cure palliative, per evitare inutili sofferenze a pazienti in grave stato, ci sono già, così come è già garantito che non si verifichi nessun accanimento terapeutico. Se si va ad incidere sui tempi, si rischia di provocare ulteriore sofferenza e una migrazione interna verso le Regioni in cui la morte dolce è applicata con maggiore rapidità. Il dibattito, dunque, non è solo etico ma politico e deve essere trattato dal Parlamento, in cui ribadiremo che FI è contro l’eutanasia!».