MARCO CAPPATO SI AUTODENUNCIA PER MORTE DI ELENA IN SVIZZERA
«Mi sono rivolta a Marco Cappato perché non volevo che i miei cari potessero essere accusati di avermi istigata a prendere una decisione che è solo mia»: è questo l’ultimo messaggio diffuso da Elena, la 69enne originaria del Veneto, morta oggi dopo il suicidio assistito praticato in una clinica in Svizzera. Conosciuta con il nome di fantasia “Adelina”, la signora non rientrava nei casi previsti dalla sentenza 242/2019 (caso Dj Fabo/Cappato) in quanto non era tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale. La signora Elena aveva ricevuto la diagnosi di microcitoma polmonare a inizio luglio 2021: la prognosi purtroppo dava fin da subito poche speranze per una guarigione, le erano stati dati pochi mesi di sopravvivenza con una situazione che avrebbe potuto peggiorare di mese in mese. Ad accompagnarla per l’ultimo viaggio in Svizzera il tesoriere della Associazione Luca Coscioni, quello stesso Marco Cappato che già nel 2018 accompagnò nel medesimo viaggio Fabiano Antoniani, conosciuto come Dj Fabo.
«Elena ha appena confermato la sua volontà: è morta, nel modo che ha scelto, nel Paese che glielo ha permesso. Domattina, in Italia, andrò ad autodenunciarmi», ha spiegato sui social lo stesso Cappato, fermo alla frontiera svizzera per registrare il video messaggio. Domani il leader radicale andrà ad autodenunciarsi presso la stazione dei Carabinieri in via Fosse Ardeatine 4 a Milano alle ore 11. «Questa è la frontiera tra Svizzera e Italia. Domattina a Milano mi autodenuncerò per l’aiuto che ho fornito alla signora Elena, che ha scelto di interrompere le proprie sofferenze. In Svizzera è legale. In Italia rischio 12 anni di carcere», spiega ancora Marco Cappato nel video messaggio dopo la morte della signora Elena.
L’ULTIMO MESSAGGIO DI ELENA/ADELINA PRIMA DEL SUICIDIO ASSISTITO
Secondo quanto scritto poi dall’Associazione Coscioni sul proprio portale online, «per Marco Cappato si tratta di una nuova disobbedienza civile, dal momento che la persona accompagnata non è ‘tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale’, quindi non rientra nei casi previsti dalla sentenza 242\2019 della Corte costituzionale sul caso Cappato\Dj Fabo per l’accesso alla tecnica in Italia. In Italia, infatti, proprio grazie alla disobbedienza civile di Cappato per l’aiuto fornito a Fabiano Antoniani (sentenza 242 della Corte costituzionale) il suicidio assistito è possibile e legale in determinate condizioni della persona malata che ne fa richiesta (persona affetta da una patologia irreversibile, fonte di intollerabili sofferenze, pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli e tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale). Cappato rischia dunque fino a 12 anni di carcere per l’accusa di aiuto al suicidio».
Nel video pubblicato dall’Associazione, è la signora Elena a spiegare il perché della scelta del suicidio assistito in Svizzera: «ad un certo punto della mia vita ho dovuto scegliere se, trovandomi davanti a un bivio, volevo percorrere una strada più lunga, che però portava all’inferno, o se invece volevo percorrere una strada più breve che mi avrebbe portata qui a Basilea». Malata terminale ma non collegata ad alcun supporto vitale, se non per una cura a base di cortisone: «Ho deciso di mettere in pratica una convinzione che avevo già in tempi non sospetti». La scelta poi di affidarsi a Cappato e all’Associazione Coscioni nonostante le condizioni attuali non siano “paragonabili” ad altri casi di malati terminali emersi negli scorsi mesi e che hanno fatto richiesta dell’eutanasia. «Avrei sicuramente preferito finire la mia vita nel mio letto, nella mia casa, tenendo la mano di mia figlia e la mano di mio marito. Purtroppo questo non è stato possibile e, quindi, ho dovuto venire qui da sola», conclude amaramente la signora Elena nel video messaggio affidato all’Associazione Luca Coscioni.