VENETO, DOMANI IL VOTO IN CONSIGLIO REGIONALE PER LA LEGGE SUL SUICIDIO ASSISTITO
È previsto per domani, martedì 16 gennaio, il voto in Consiglio Regionale del Veneto sulla proposta di legge che regola il suicidio assistito in ambito regionale: dopo mesi di discussioni e alcuni casi sul “fine vita” avvenuti proprio in Veneto, sbarca in Consiglio la pdl di iniziativa popolare “Liberi subito” dell’Associazione Luca Coscioni, dopo la raccolta di 9062 firme. Il testo di fatto non differisce di molto dalla sentenza della Corte Costituzionale sul caso Cappato-DJ Fabo del 2019, ma di fatto impone che «non debbano passare più di 27 giorni tra la presentazione della domanda e l’esecuzione della prestazione» di suicidio mediamente assistito.
«Il Veneto è l’unica regione in Italia a trattare questo tema – sostiene il governatore Luca Zaia che si è così “smarcato” dalle posizioni degli altri partiti di Centrodestra – «a fronte di una richiesta civile e legittima di migliaia di cittadini. Io sarò in aula per coerenza, nella consapevolezza che sarà un voto su un tema etico e non un pronunciamento politico». Dopo la morte della 78enne Gloria (nome di fantasia scelto dalla Ass. Coscioni) lo scorso luglio – si è auto somministrata il farmaco letale – il dibattito in Regione Veneto si è fatto molto acceso e si è arrivati alla proposta di legge dopo la raccolta dell’associazione guidata da Marco Cappato e Filomena Gallo.
LEGGE SUICIDIO ASSISTITO IN VENETO: PARTITI DIVISI, ECCO COME VOTERANNO, LE PREVISIONI DICONO…
Il voto di domani in Consiglio Regionale si appresta di notevole complicanza visto la forte divisione presente in entrambi gli schieramenti su un tema – quello del suicidio assistito e più in generale del “Fine vita” – che inevitabilmente apre a posizioni personali e dinamiche etiche, al di fuori dei calcoli politici. Per la discussione della pdl “Liberi subito” sarà presente anche il Presidente di Regione Veneto Luca Zaia, che voterà a favore come già preannunciato. Negli scorsi giorni, rivela “La Stampa”, il Governatore leghista ha riunito due volte il gruppo consiliare della Lega, lasciando libertà di coscienza. Ufficialmente contrari alla proposta su suicidio assistito i membri di Forza Italia, guidati in Consiglio da Flavio Tosi, e i consiglieri FdI, rappresentati da Elena Donazzan. Sul fronte a sinistra, il M5S è schierato a favore mentre il Pd si ritrova spaccato in quanto vi sarebbero alcuni “franchi tiratori” che sarebbero pronti a votare con il Centrodestra “anti” Zaia.
Secondo un sondaggio pubblicato oggi da “Il Mattino di Padova”, su 51 votanti, ci sono 24 favorevoli, 18 contrari e 4 indecisi/astenuti. «Gli stessi consiglieri regionali di maggioranza fanno di tutto per bloccare il loro presidente Luca Zaia sul tema del fine vita, impedendo la discussione della nostra legge di iniziativa popolare Liberi Subito», accusa il tesoriere della Coscioni, Marco Cappato, alle agenzie, «Proprio per questo noi diciamo, forza Zaia e viva la democrazia fatta di partecipazione e autonomia rispetto alle scelte ideologiche che i partiti cercano di imporre». Per il consigliere della Lega Roberto Bet, zaiano “doc”, il voto andrà contro il parere del proprio Governatore: «Ringrazio il presidente Zaia perché chiaramente ha lasciato a ogni componente del suo gruppo di votare secondo coscienza. Io personalmente ho tante ragioni, sia giuridiche che morali, per non dare il mio consenso. Tra l’altro immagino che all’indomani del voto il governo impugnerà la legge, e prima del pronunciamento della Corte Costituzionale passerà un anno. Nel frattempo, mi chiedo, come si comporteranno i medici con i pazienti che chiederanno il suicidio assistito?».
FINE VITA, LA NOTA DEI VESCOVI IN “RISPOSTA” ALL’ASSOCIAZIONE COSCIONI
Dal coordinamento “Liberi Subito Veneto” – dell’Associazione Luca Coscioni – da giorni vengono lanciati appelli in vista del voto di martedì al fine di convincere la maggioranza del Consiglio Regionale del Veneto per puntare alla legge sul “Fine vita”: «A chi insiste con la tesi dell’incostituzionalità, ricordiamo che (come confermato dalla Commissione di garanzia del Veneto, del Piemonte e di altre Regioni come l’Emilia-Romagna, l’Abruzzo, la Toscana e il Friuli-Venezia Giulia) la nostra legge non introduce nuovi diritti, ma individua tempi e procedure per l’attuazione di diritti già esistenti, proprio muovendosi nello spazio riservato dalla Costituzione alle Regioni». A questa pagina è presente il testo integrale della proposta di legge “Liberi Subito” sottoposto ai consiglieri del Veneto e – verso fine gennaio – in arrivo anche al Consiglio di Regione Emilia Romagna. La proposta, conclude l’Ass. Coscioni con Marco Cappato e Diego Silvestri. «riguarda infatti solo le persone capaci di intendere e di volere, e in particolare definisce tempistiche certe per chi è in possesso di una serie di specifici requisiti e consapevolmente sceglie, dopo una meticolosa indagine ad opera di dottori con competenze multidisciplinari scelti dal Servizio Sanitario Nazionale, di accedere alla tecnica della morte volontaria assistita».
Da tempo la Chiesa Cattolica ha preso netta posizione in merito al tema del suicidio assistito, sia nei casi già sottoposti in Italia alla morte per eutanasia, sia alla politica affinché non arrivi a prendere decisioni che contrastino il diritto alla vita e alla cura: lo scorso ottobre i vescovi delle 15 diocesi del Triveneto in una nota condivisa con la Pastorale della Salute hanno voluto contribuire al dibattito ponendosi su un punto di vista che prescinde la politica e gli scontri “culturali”: «Suicidio assistito o malati assistiti? Si rimane molto perplessi di fronte al tentativo in atto da parte di alcuni Consigli regionali di sostituirsi al legislatore nazionale con il rischio di creare una babele normativa e favorire una sorta di esodo verso le Regioni più libertarie. Destano anche preoccupazione i pronunciamenti di singoli magistrati che tentano di riempire spazi lasciati vuoti dal legislatore», scrivevano i vescovi del Nord-Est lo scorso 24 ottobre nel sollecitare più assistenza con le cure palliative contro il suicidio assistito che, «come ogni forma di eutanasia, si rivela una scorciatoia». Il primo compito della comunità civile e del sistema sanitario – conclude la Cei del Triveneto – «è assistere e curare, non anticipare la morte. La deriva a cui ci si espone, in un contesto fortemente tecnologizzato, è dimenticarsi che lo sforzo terapeutico non può avere come unico obiettivo il superamento della malattia quanto, piuttosto, il prendersi cura della persona malata».