NUOVO RINVIO ALLA CAMERA
Il primo voto sulla proposta di legge per il suicidio assistito è per il rinvio della stessa: la Camera ha stabilito con 196 voti di scarto tra favorevoli e contrari (FdI e Alternativa) per il rinvio dell’esame sulla legge alla «prima data utile a partire dalla prossima settimana».
La proposta è giunta da uno dei 2 relatori del testo finale uscito dalle Commissioni, Nicola Provenza: «la richiesta è fatta per cercare un’intesa su un testo condiviso». Il presidente di turno a Montecitorio, Fabio Rampelli, ha spiegato alla Camera che il testo sull’eutanasia «sarà inserito nel calendario non prima di martedì 15 febbraio» e, comunque, «solo dopo che sia terminato l’esame del decreto che proroga fino al 31 marzo lo stato di emergenza per il Covid». La Lega assieme alle altre forze di Governo del Centrodestra (Forza Italia e Coraggio Italia) non promette ostruzionismo ma chiede si trovi una visione condivisa il più possibile: per il capogruppo del Carroccio in Commissione Giustizia, Roberto Turri, «Abbiamo ottenuto qualche miglioramento in commissione, però non è sufficiente. Non possiamo accettare che la medicina sia usata per permettere che una persona si tolga la vita». Dallo scontro fra emendamenti emerge anche il parere di Fabiola Bologna, medico in quota Coraggio Italia, in netto contrasto con la maggioranza di Centrosinistra (Pd-M5s-LeU-Iv): «È una legge incompleta e può condurre a derive eutanasiche, come si vede in altri Paesi dove è stata sdoganata la cultura dello scarto». Le parole del Papa sembrano aver fatto comunque “breccia” in Parlamento, causando probabilmente la “spinta” definitiva per riconsiderare le norme e arrivare dal 15 febbraio in poi per un possibile testo ancora più condiviso. Il deputato radicale, Riccardo Magi, suona però l’allarme per il cosiddetto “Fronte Progressista”, «Non iniziare a votare questa settimana significa che se ne riparlerà a marzo, dato che poi ci sarà da affrontare alcuni decreti in scadenza. Si tratta di un testo di legge di cui su parla da 40 anni e che comunque, così com’è, resta ancora fortemente inadeguato, con il rischio di creare ulteriori discriminazioni e un calvario burocratico per tanti malati». Pesa poi molto – come spieghiamo qui sotto – l’esito in arrivo il prossimo 15 febbraio dalla Consulta sul referendum per l’eutanasia lanciato dai radicali di Marco Cappato.
LEGGE FINE VITA ALLA CAMERA: LE TAPPE (E GLI OSTACOLI)
Oggi pomeriggio alla Camera dei Deputati inizia il dibattito sulla legge d’iniziativa popolare sulla “morte volontaria medicalmente assistita”: dopo la sentenza della Corte Costituzionale nel novembre 2019 sul “caso Dj Fabo-Marco Cappato”, la proposta di legge partorita dopo lunghe discussioni, ritardi e votazioni in Commissione Giustizia-Affari Sociali è ora giunta all’ultimo miglio.
Il testo unificato tra diverse proposte dei partiti in Commissione è stato firmato dai relatori Alfredo Bazoli (Pd) e Nicola Provenza (M5s) e vede a sua volta alcune modifiche in extremis fatte da diversi emendamenti del centrodestra: sono in tutto 200 gli emendamenti che mirano a restringere ancora di più le “maglie” della legge sul suicidio assistito; alcuni di questi però puntano ad avvicinare, di contro, la proposta di legge al referendum sull’eutanasia presentato dai radicali di Marco Cappato. La tempistica della legge vede all’orizzonte un ostacolo importante rappresentato dalla sentenza attesa per la prossima settimana (il 15 febbraio) in Corte Costituzionale proprio sul referendum dell’Associazione Coscioni: difficilmente, vista la portata del dibattito che si appresta a scattare in Aula Montecitorio, la Camera approverà entro la decisione della Consulta. Oggi quantomeno si cominceranno le votazioni che potrebbero procedere per diversi giorni, con l’atteso scontro tra i diversi partiti dello stesso Governo già divisi in Commissione Affari Sociali e Giustizia negli scorsi mesi.
PAPA BOCCIA IL SUICIDIO ASSISTITO
Il testo della proposta di legge sul Fine Vita recepisce le condizioni indicate dalla Corte Costituzionale dopo il caso Dj Fabo, di fatto parzialmente depenalizzando l’aiuto al suicidio: «Nei Paesi Bassi – ha spiegato nella discussione generale Martina Parisse (Coraggio Italia) – si è passati in 30 anni dall’eutanasia per i malati terminali all’eutanasia per i malati cronici, dai malati affetti da patologie fisiche ai malati mentali e agli anziani stanchi di vivere». Di contro il leader di +Europa, Riccardo Magi, contesta l’impianto della legge finale: gli emendamenti presentati da ex M5s, radicali e SI mirano ad allargare «le condizioni di accesso al suicidio assistito fino a fare coincidere l’esito della legge con quello del referendum sull’eutanasia». Nella legge in esame sostenuta da M5s, Pd e Leu, infatti, si può accedere al suicidio assistito in ospedale alle sole condizioni indicate dalla Consulta: «che il richiedente abbia una malattia o una condizione non curabile, che provochi una sofferenza non sopportabile, che abbia già beneficiato delle cure palliative e che sia in grado di intendere e volere». Tale ultima condizione sarebbe invece l’unica richiesta nella normativa post-referendum eutanasia, sempre però che la Consulta lo ammetta. A rendere ancora più “tesa” la vicenda è intervenuto l’importante parere pubblico espresso da Papa Francesco in Udienza Generale oggi in Vaticano: «Dobbiamo però stare attenti a non confondere questo aiuto con derive anch’esse inaccettabili che portano a uccidere. Dobbiamo accompagnare alla morte – sostiene il Pontefice – ma non provocare la morte o aiutare qualsiasi forma di suicidio. Ricordo che va sempre privilegiato il diritto alla cura e alla cura per tutti, affinché i più deboli, in particolare gli anziani e i malati, non siano mai scartati. Infatti, la vita è un diritto, non la morte, la quale va accolta, non somministrata. E questo principio etico riguarda tutti, non solo i cristiani o i credenti».
FINE VITA, IL REBUS DELLA LEGA SUI REFERENDUM
Sulla proposta di legge del Fine Vita, oltre allo scontro sui contenuti tra “pro-ife” e “pro-choice” all’interno del Parlamento, pesa e non poco l’attuale situazione politica specie in vista dei prossimi interventi della Consulta sul fronte referendum. Secondo diversi giuristi, come l’ex presidente della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick, «la legge risultante dal referendum sarebbe in contrasto con la sentenza del 2019 della stessa Corte sulla vicenda Dj-Fabo-Cappato». Per questo motivo nella Lega si vivono ore di fibrillazione – segnala l’ANSA – in quanto l’accavallarsi delle due vicende rischia di far saltare il banco nel Carroccio. Come noto Salvini è estremamente contrario alla proposta di legge sul suicidio assistito, così come sul referendum dei radicali: il problema è che però la Consulta ammettesse il referendum sull’eutanasia, si potrebbe arrivare ad un unico “Election Day” con anche gli altri referendum presentati da radicali e Lega assieme, sul fronte giustizia. A quel punto il timore per la Lega è che si potrebbero danneggiare entrambe le “battaglie”: per questo motivo alcuni nel Carroccio, riporta l’Agenzia ANSA, consigliano di «favorire l’approvazione da parte della Camera in prima lettura della legge sul suicidio assistito, sperando che la Corte respinga il referendum sull’eutanasia visto che il Parlamento sta legiferando».