Ludwig Minelli è il fondatore di Dignitas, associazione svizzera per il suicidio assistito e ha rilasciato una intervista choc al Financial Times. Questo mese, sono 25 anni da quando Minelli ha iniziato la sua attività in Svizzera, l’unico Paese al mondo che consente ai non residenti di cercare aiuto per il suicidio: ha aiutato oltre 3.700 persone, provenienti da tutta Europa, Germania in primis. La morte assistita è ora legale in 10 paesi, oltre che in diversi stati degli Stati Uniti. Il presidente francese Emmanuel Macron ha promesso di presentare un disegno di legge entro l’autunno e le autorità in Scozia e Jersey hanno intenzione di lavorare per renderla legale.



Per Minelli, il suicidio è “una meravigliosa possibilità”. Ed è possibile anche per i più piccoli: “I bambini molto malati hanno la capacità di decisione a partire dai nove o dieci anni circa”, racconta al Financial Times. Il fondatore, cinque anni fa è stato processato per aver spinto troppo oltre le leggi liberali sul suicidio della Svizzera: è stato assolto e a 90 anni continua la sua battaglia. Minelli, giornalista oltre che laureato in giurisprudenza, racconta quella che per lui è una “buona morte”: “Mia nonna era nel suo giardino, guardava i suoi fiori, poi è caduta morta. Nessun dolore, nessuna paura, solo la vita e poi la morte. L’altra mia nonna ha avuto grosse difficoltà quando stava morendo. Ho sentito quello che ha detto al suo dottore: “Non potresti fare qualcosa in modo che vada più veloce?” Il dottore ha detto: “Oh no, non ci è permesso”. Ma non farò qualcosa che lo allunghi””.



Dignitas: “Dovremmo avere tutti la libertà di scegliere”

Al Financial Times, Ludwig Minelli spiega che Dignitas è “La seconda migliore forma di morte. Il giardino è il migliore!”, ironizzando sulla perdita della nonna. In molti Paesi, i giudici hanno stabilito che il divieto di morte assistita viola i diritti umani: “La situazione in Germania in questo momento in realtà è persino migliore rispetto alla Svizzera, perché in Germania potresti anche agire per motivi egoistici!”, ironizza il fondatore dell’associazione. In Gran Bretagna, è improbabile che le persone che accompagnano i loro cari malati da Dignitas vengano perseguite.



Le persone vulnerabili, secondo la critica, potrebbero essere spinte a scegliere il suicidio assistito senza passare per le cure palliative. Secondo Minelli, però, non è così. “Molte persone scelgono la morte assistita dopo un lungo periodo di cure palliative”, spiega. In tanti, poi, scelgono il suicidio assistito pur non essendo malati terminali. “Rispetto la loro libertà e rispetto che abbiano hanno idee diverse dalle mie. Dovremmo avere la libertà di scegliere alla fine della vita come noi dovremmo morire, dove e con chi”, spiega ancora.