REGIONE LOMBARDIA ARCHIVIA LA LEGGE SUL FINE VITA: VOTATA LA QUESTIONE PREGIUDIZIALE, 43 SÌ E 34 NO

Il Consiglio Regionale della Lombardia ha ufficialmente e definitivamente affossato il progetto di legge sul suicidio assistito-Fine Vita, già discussa con modalità simili in Veneto ed Emilia Romagna: dopo che le Commissioni Affari Costituzionali e Sanità in Regione Lombardia avevano bocciato la legge presentata dall’Associazione Luca Coscioni lo scorso 31 ottobre, il percorso attendeva l’iter finale con il voto in Consiglio Regionale. Ebbene nella seduta serale del 19 novembre 2024 è giunto il voto segreto a maggioranza del Consiglio Regionale, dove è prevalsa la Questione pregiudiziale di costituzionalità presentata dal consigliere FdI Matteo Forte: 43 i voti favorevoli con la maggioranza, 34 i contrari e nessun astenuto.



E così il Consiglio Regionale lombardo ravvisa nella proposta di legge – che chiedeva di rivedere tempistiche e procedure del suicidio assistito ai sensi della sentenza della Consulta sul caso Dj Fabo-Cappato – «possibili questioni di legittimità costituzionale per violazione dell’articolo 117 della Costituzione». Sempre nel testo della pregiudiziale approvata dal Consiglio della Lombardia si insiste che gli interventi della Consulta sul Fine Vita si sono sempre rivolti al legislatore nazionale, allo Stato, ed è solo ad esso che vi deve giungere un punto di equilibrio tra la tutela della vita e l’autodeterminazione. In parole più dirette, non possono essere le singole Regioni a determinare eventuali legge diverse su un tema così delicato e così “nazionale” come le disposizioni sul Fine Vita. Secondo la pregiudiziale presentata dal consigliere Forte, nella legge proposta da Marco Cappato (e su cui il Governatore Fontana non aveva opposto alcuna iniziale pregiudiziale, facendo scattare l’iter consueto di legge) vi sono delle invasioni di campo a livello regionale contro il diritto dello Stato a legiferare in merito al suicidio assistito: nello specifico, è stato riconosciuto che alcuni passaggi della pdl sarebbero in contrasto con una sentenza passata della Corte Costituzionale che parla di «tutela che non può non darsi in condizioni di fondamentale eguaglianza su tutto il territorio nazionale».



FONTANA: “CONSIGLIO LOMBARDIA È SOVRANO, PREVALSA LA LIBERTÀ DI COSCIENZA”. COSA SUCCEDE ORA

Come ribadito in aula da Matteo Forte, non esiste in Italia alcun diritto al suicidio assistito, come erroneamente viene ritenuto citando le due sentenze della Consulta: sono infatti state escluse dalla Consulta alcune punibilità nei casi di aiuto al suicidio, senza però che questo comporti obblighi ai medici per approntare specifiche disposizioni sul Fine Vita. La sentenza del 2019 fissa i 4 punti chiave sulla non punibilità (paziente è affetto da patologia irreversibile, tenuto in vita con trattamenti di sostegno, sofferenze intollerabili, capace di prendere decisioni libere) e poi nel 2024 è intervenuta nuovamente per ribadire che la precedente sentenza non può valere per pazienti che non dipendano da trattamenti di sostegno vitale.



Insomma, lo Stato ad oggi non può dare la morte attraverso i medici e così non era giusto aggiungere ulteriori specifiche con la proposta di legge in Lombardia legata al Fine Vita: secondo i relatori della maggioranza (FdI, Noi Moderati, FI, Lega e Lombardia Ideale) la competenza sull’eventuale legge di suicidio assistito «è del parlamento nazionale» e non dei singoli Consigli regionali. Pd, M5s, AVS, Italia Viva e Azione hanno invece votato contro la questione pregiudiziale sul Fine Vita, ma non è bastato per far passare l’iter: «la libertà di coscienza c’è stata», ha commentato il Presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, parlando a margine dei lavori in assemblea l’indomani della bocciatura della pdl “Liberi Subito” su cui Cappato già aveva sollevato diverse polemiche per l’iter di pregiudiziale incardinato da Regione Lombardia. L’Aula è sempre sovrana, chiosa il Governatore evidenziando voti non univoci ma discussi e in piena libertà di coscienza, riconoscendo come ad oggi «sicuramente c’è la necessita di un intervento nazionale». A livello regionale non vi saranno dunque nuovi interventi, almeno nel breve e con questa maggioranza in Consiglio, mentre la battaglia di Cappato e Associazione Coscioni continua anche in altre Regioni dopo il “ko” in Veneto e il via libera (con alcune limitazioni) in Emilia Romagna.