GOVERNO MELONI E MINISTERO DELLA SALUTE FANNO RICORSO AL TAR CONTRO REGIONE EMILIA ROMAGNA PER L’ITER SUL FINE VITA
Lo scorso 12 aprile il Governo Meloni ha depositato al Tar dell’Emilia Romagna – su mandato del Consiglio dei Ministri e del Ministero della Salute – un ricorso ufficiale contro la Regione amministrata da Stefano Bonaccini per chiedere immediato annullamento delle delibere sul suicidio assistito “breve”. Nel febbraio di quest’anno infatti il “colpo di mano” messo in dote dalla Giunta Bonaccini approvò con due delibere senza passare dal voto in Aula, le linee guida per il fine vita in 42 giorni (tra la domanda del paziente richiedente il suicidio assistito e l’eventuale esecuzione della procedura farmacologica): in quel modo l’Emilia Romagna volle seguire la sentenza della Corte Costituzionale del 2019, imponendo però un’ulteriore specifica non richiesta dalla Consulta ovvero appunto la tempistica “ridotta” per velocizzare l’iter dell’eutanasia.
Come informa però oggi l’ANSA, il Governo Meloni ha presentato ufficiale ricorso contro la Regione a guida Pd sul suicidio assistito, contestando diversi passaggi di quelle delibere: lo rende noto Valentina Castaldini, consigliera regionale di Forza Italia in ER e a sua volta firmataria del primo ricorso già presentato nelle scorse settimane contro la Regione. Le motivazioni addotte per il ricorso riguardano da un lato la «carenza di potere dell’ente sul tema», dall’altro la «contraddittorietà e l’illogicità delle motivazioni introdotte nelle linee guida inviate alle aziende sanitarie».
SUICIDIO ASSISTITO, LE REAZIONI AL DOPPIO RICORSO CONTRO BONACCINI E LE PAROLE DI ZUPPI
Con quello del Governo, i ricorsi contro la Regione Emilia Romagna sul tema del suicidio assistito diventano dunque due, come osserva ancora Castaldini all’ANSA: «Sono molto contenta che il governo, con questo atto formale, confermi e rafforzi il lavoro di questi mesi. Il Governo ha ritenuto che la strada del ricorso che ho aperto fosse quella corretta e che ci fossero tutti gli estremi per annullare le delibere, come ho sempre sostenuto». Come aveva spiegato ancora la consigliera di Forza Italia in esclusiva al “Sussidiario” lo scorso febbraio, il ricorso al Tar era “dovuto” vista la forzatura esercitata dalla giunta Bonaccini: «I numeri paventavano un voto contrario alla legge di 27 consiglieri su 50 e una replica di quanto avvenuto in Veneto. Per questo Bonaccini è intervenuto a gamba tesa con una delibera di Giunta, di fatto anticipando i tempi e anestetizzando l’iter legislativo […]. La delibera di Giunta, scritta in fretta e molto pasticciata, mostra il fianco a profili di illegittimità evidenti».
Il ricorso contro le delibere sul suicidio assistito fanno esplodere la rabbia del Pd sia locale che nazionale: per il Governatore Bonaccini, intervenuto su Facebook, «Si è passato il limite. Non solo si negano i diritti delle persone riconosciuti dalla Corte costituzionale, ma si fa battaglia politica sulla pelle di pazienti che si trovano in condizioni drammatiche. L’Emilia-Romagna difenderà i propri atti e soprattutto il diritto di un paziente in fine vita a decidere per sé, senza dover chiedere il permesso al Governo e alla destra». Per la segretaria Pd Elly Schlein, il ricorso del Governo è profondamente «ideologico» e serve al più presto un iter in Parlamento per garantire «un fine vita dignitoso». Compatto il Centrodestra a favore del ricorso del Governo, così come il mondo cattolico che già aveva registrato tre mesi fa l’intervento piuttosto schietto del Presidente CEI cardinale Matteo Zuppi, nonché arcivescovo di Bologna, che aveva contestato il provvedimento dell’Emilia Romagna (pur senza citarlo direttamente): «Gli impianti giuridici che stabiliscono il diritto alla morte sono degli inganni e sono di dubbia validità – osservava il porporato celebrando la Giornata Mondiale del Malato nei giorni caldi delle delibere regionali sul Fine Vita – : la questione non è tanto confessionale quanto laica». In un passaggio ancora più netto, Zuppi parlava della sofferenza che va affrontata «cancellando il dolore, non spegnendo la vita».