PRESENTATO IL RICORSO AL TAR CONTRO LA DELIBERA DELL’EMILIA ROMAGNA SUL FINE VITA

Lo aveva annunciato ai nostri microfoni la stessa Valentina Castaldini lo scorso 14 febbraio e ora il ricorso al Tar è divenuto effettivo: la mattina di lunedì 11 marzo il partito Forza Italia assieme a 15 associazioni di area cattolica hanno presentato regolare ricorso al Tar di Bologna contro la delibera della Regione Emilia Romagna sul “Fine vita”. A renderlo noto sul “Resto del Carlino” la capogruppo FI in Emilia Romagna, Castaldini, assistita da un pool nove avvocati che hanno redatto il documento di 53 pagine: la richiesta è che la delibera 2596 del 5 febbraio scorso – con la quale la Regione guidata da Stefano Bonaccini aveva attuato la sentenza della Corte Costituzionale 242 del 2019 garantendo suicidio assistito – venga annullata così come gli atti amministrativi collegati.



Il precedente parte dalla situazione del Veneto dove la proposta di legge dell’Associazione Coscioni sul ridurre le tempistiche per ottenere il suicidio assistito era stata affossata nel voto in Consiglio Regionale per un solo voto di scarto (decisivo tra l’altro in quel caso il no di una consigliera Pd, ndr): così l’Emilia Romagna decise ad inizio febbraio di “tagliare” il voto in Consiglio Regionale, approvando invece  la specifica sul suicidio assisto senza che i consiglieri si esprimessero. Secondo gli atti approvati nella delibera di ER, devono al massimo passare 42 giorni tra la richiesta del fine vita e l’effettivo trattamento. La mossa scatenò le ire delle opposizioni e di molte sigle pro-life che lamentarono un mancato esercizio di democrazia oltre che una direzione comunque contraria alla sentenza stessa della Consulta sul caso Cappato-Dj Fabo: Papa Giovanni XXIII, il Forum delle famiglie e delle associazioni famigliari, Scienza e vita e il Movimento per la vita italiano si sono mosse con Forza Italia per presentare il ricorso al Tar.



SUICIDIO ASSISTITO IN EMILIA ROMAGNA, ORA COSA SUCCEDE DOPO IL RICORSO. IL DOCUMENTO DEI MEDICI

Gli atti della delibera di Regione Emilia Romagna vengono considerati «illegittimi e nulli» secondo il ricorso che ora sarà depositato entro 30, anche se non presenta richiesta di sospensiva al momento per la mancanza di «imminenza del danno», chiarisce Castaldini. Ciò significa che al momento in Regione non sono pervenute richieste di suicidio assistito, ma se dovessero avvenire nei prossimi 30 giorni – in attesa della sentenza del Tar – allora scatterebbe immediatamente la richiesta di sospensiva della delibera da parte di Forza Italia e di chi ha presentato il ricorso.



Come spiegava ancora Castaldini sia al “Sussidiario” che ora al “Resto del Carlino”, il ricorso ruota attorno a tre cardini fondamentali: in primis la carenza di potere in quanto la delibera attiva una “legge” che però non esiste. In secondo luogo, l’atto dell’Emilia Romagna non attua nessun diritto al suicidio assistito bensì pone accento sulla «non punibilità», invitando il Parlamento a legiferare; infine, affida al Corec (Comitato regionale per l’etica nella clinica) e non ai Cet (Comitati etici territoriali, emanazione del Comitato bioetico nazionale) il vaglio delle richieste di fine vita. Secondo Castaldini, con questa mossa della Regione Pd, «si sta allontanando sempre di più dalla sentenza della Corte costituzionale e dal parere del comitato nazionale di bioetica». Nel pieno della discussione in sede Tar, è iniziato in questi giorni nell’Assemblea Legislativa di Bologna il dibattito sul suicidio assistito dopo il via libera delle proposte di legge in Commissione Politiche per la Salute, riunite nell’unico atto della relatrice di maggioranza, la consigliera Pd Marilena Pillati.

Alle forti proteste di parte del mondo civile e politico, un importante documento dei medici palliativisti dell’Emilia Romagna aveva posto un forte allarme sulla delibera della Regione: «le cure palliative sono un’altra cosa rispetto al suicidio assistito, gli hospice anche». Non solo, i medici palliativisti riflettono sul fatto che recenti richieste «hanno dimostrato che, nei luoghi dove le cure palliative sono ben strutturate, le richieste di suicidio assistito calano anche di dieci volte». Nell’intervento sul “Sussidiario” Castaldini spiegava che il Governatore Bonaccini aveva già risposto di non avere nessuna paura di un ricorso al Tar, «invece il suo alzare la voce, che abbiamo imparato a conoscere, è proprio il segno della paura. Paura del dialogo nella sua stessa Assemblea legislativa, paura del confronto e dell’ascolto»; per questo, sentenziava la capogruppo FI in ER, «come ci ha mostrato Zuppi, c’è un livello di guardare la morte e la sofferenza da uomini, che va oltre le scorciatoie normative e ci chiede di rispondere a domande scomode, ma che sono il terreno di incontro con tutti. La storia di questi mesi me lo dimostra».