È MORTA GLORIA, IL SECONDO CASO DI SUICIDIO ASSISTITO IN VENETO
La signora Gloria – nome di fantasia scelto dall’Associazione Luca Coscioni – è morta domenica mattina all’età di 78 anni: si tratta del secondo caso di suicidio assistito in Veneto, il primo però in tutta Italia ad aver ottenuto la consegna del farmaco letale direttamente a casa per il via libera dell’azienda sanitaria locale (la ULSS Veneto). L’annuncio è stato dato dalla stessa associazione pro-eutanasia fondata dai radicali di Marco Cappato: «Si tratta della seconda persona in Italia (dopo Federico Carboni, primo in assoluto ormai un anno fa, ndr) ad aver scelto di porre fine alle proprie sofferenze tramite l’aiuto alla morte volontaria, reso legale a determinate condizioni dalla sentenza della Corte costituzionale 242/2019 sul caso Cappato-Antoniani».
Secondo caso in Veneto (dopo Stefano Gheller, affetto da distrofia muscolare), quarto in tutta Italia dalla sentenza della Consulta, Gloria è morta a 78 anni dopo lunga malattia oncologica irreversibile: si è auto somministrata il farmaco letale attraverso la strumentazione per il suicidio assistito fornita dall’azienda sanitaria locale. «In questo momento il nostro pensiero va alla famiglia di ‘Gloria’, al marito, vicino a lei fino all’ultimo istante – hanno dichiarato Filomena Gallo e Marco Cappato, Segretaria Nazionale e Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni – Anche se ‘Gloria’ ha dovuto attendere alcuni mesi, ha scelto di procedere in Italia per avere accanto la sua amata famiglia e sentirsi libera nel suo Paese. Le è stata risparmiata una fine che non avrebbe voluto, grazie alle regole stabilite dalla Consulta e grazie alla correttezza e all’umanità del sistema sanitario veneto e delle istituzioni regionali presiedute da Luca Zaia».
LE ULTIME PAROLE DI GLORIA
Dopo lo “sblocco” burocratico del suo caso in Veneto, Gloria festeggio con queste sue ultime parole: «Ho vissuto periodi pesanti con forza e volontà per affrontarli, fin dall’inizio ero informata che si prospettava un periodo difficile e così è andata, ed ecco la motivazione della mia richiesta di fine vita dignitosa. Ho avuto una vita libera, bella, quando deciderò di procedere con l’aiuto al suicidio per porre fine alle mie sofferenze nonostante tutto l’ultima parola per me sarà ‘la vita è bella’ e sono stata libera fino alla fine».
Nel suo ultimo messaggio lasciato all’Associazione Coscioni, la donna morta per suicidio assistito in Veneto scrive «La vita è bella, ma solo se siamo liberi. E io alla fine lo sono stata fino alla fine. Grazie». Secondo Marco Cappato, in Veneto «è stata rispettata la sentenza ‘Cappato’ della Corte Costituzionale, ma la pdl regionale Liberi Subito appena depositata è fondamentale per avere tempi certi e assistenza».
L’ITER CHE HA PORTATO IL SUICIDIO ASSISTITO: DALLA SENTENZA CAPPATO AL FARMACO LETALE A CASA (PRIMO CASO IN ITALIA)
A somministrare il farmaco letale per il suicidio assistito è stata Gloria stessa ma l’ha assistita Mario Riccio, il medico consigliere generale dell’Associazione Luca Coscioni, che nel 2006 aveva assistito Piergiorgio Welby nella sua “sfida” allo Stato con l’eutanasia. Riccio è stato anche il medico di fiducia di Federico Carboni, il primo italiano un anno fa ad aver chiesto e ottenuto nelle Marche il 16 giugno 2022 l’accesso alla tecnica di suicidio assistito. Come ricorda l’Agenzia ANSA, il via libera definitivo da parte dell’azienda sanitaria regionale e dal Comitato Etico in Veneto per la verifica delle condizioni di accesso al suicidio medicalmente assistito di “Gloria”, era arrivato il 30 marzo scorso: il 19 maggio la signora malata oncologia aveva ricevuto conferma sul farmaco e sulle modalità per la morte volontaria.
«Dopo circa 6 mesi dall’avvio dell’iter, infatti, si era conclusa la procedura di verifica delle condizioni e delle modalità per poter accedere alla tecnica», ricorda ancora l’ANSA. In un primo momento Gloria aveva richiesto a Cappato informazioni per andare a sfruttare l’eutanasia legale in Svizzera ma appreso della nuova “normativa” nata nella sentenza della Corte Costituzione, ha deciso di rimanere in Italia e procedere con il suicidio assistito. «A fine marzo 2023, l’azienda sanitaria aveva comunicato alla signora che, a seguito della relazione multidisciplinare prodotta dai medici dell’azienda sanitaria, anche il Comitato etico aveva rilevato la sussistenza dei requisiti previsti. Nell’aprile 2023, dopo una serie di interlocuzioni con i legali della donna, l’azienda sanitaria ha comunicato la tipologia di farmaco idoneo per poter procedere e le modalità di assunzione per poter procedere», conclude l’ANSA. I medici dopo l’ultimo appello di Gloria lo scorso 12 luglio – a seguito dell’aggravarsi delle sue condizioni – hanno verificato che la signora avesse piena capacità di autodeterminarsi e autosomministrarsi il farmaco nonostante l’avanzare della malattia. In una recente dichiarazione dello scorso maggio i vescovi del NordEst erano intervenuti sul tema del suicidio assistito dopo l’apertura della Regione: «I vescovi delle 15 Diocesi del Triveneto ribadiscono il no ad ogni forma di accanimento o abbandono terapeutico. È importante, su questi temi, creare e consolidare un terreno comune di sensibilità e attenzione al bene e alla vita, per favorire l’aiuto, l’accompagnamento e il sostegno in ogni situazione e senza dover cedere – anche per via di legge – a differenti forme di eutanasia o suicidio assistito». Secondo il giudizio della Chiesa, che riflette l’impegno di Papa Francesco, occorre impegnarsi sempre più per «non lasciare nessuno da solo e insistere con maggiori risorse umane e sanitarie per le cure palliative».