Il suicidio di Raul Gardini, l’imprenditore che si tolse la vita nel 1993, sarà al centro della nuova puntata di Atlantide, il programma in onda nella prima serata di oggi su La7 e condotto da Andrea Purgatori. Il padrone di casa nell’appuntamento dal titolo “Raul Gardini, il corsaro: una storia dimenticata” cercherà di fare luce su un suicidio mai del tutto chiarito. Gardini, considerato uno dei simboli della rinascita economica del nostro Paese, si tolse la vita nella sua abitazione di Milano il 23 luglio 1993. L’imprenditore fu coinvolto nella bufera giudiziaria di Tangentopoli e proprio il giorno in cui si suicidò era atteso dai pm Antonio Di Pietro e Francesco Greco che avrebbero voluto ascoltarlo sulla maxi tangente Enimot.
Erano le 8 del mattino di quel venerdì estivo del ’93 quando Raul Gardini prese in mano la pistola, una vecchia Walter Ppk 65, sparandosi un colpo alla tempia e facendo ben presto chiudere il caso come suicidio probabilmente in seguito ai timori di essere presto coinvolto nelle inchieste di Tangentopoli. In realtà, come scrive L’Indro, secondo altre fonti i colpi furono ben due e questo aspetto chiaramente contribuì a rendere decisamente più misteriosa la sua morte. Quando la polizia giunse sul luogo della morte, rammenta Il Fatto Quotidiano, fu rinvenuto solo un materasso intriso di sangue e una pistola caricata con un colpo in meno.
SUICIDIO RAUL GARDINI: TRE GIORNI PRIMA SI UCCISE GABRIELE CAGLIARI
Quando Raul Gardini si uccise, i giornali dell’epoca scrivevano che il suo arresto sarebbe stato ormai “imminente”. La sua morte, tuttavia, sconvolse la città di Milano e non solo e in seguito alla notizia del tragico gesto in tanti si radunarono nella piazza davanti a Palazzo Belgioioso, la sua casa milanese. La mattina della morte, Gardini avrebbe dovuto partecipare ai funerali di Gabriele Cagliari. E’ quanto si legge sulla sua agenda. Subito dopo sarebbe stato sentito da Antonio Di Pietro, allora Pubblico Ministero simbolo di Mani Pulite. Nelle sue ultime conversazioni con i suoi legali, l’imprenditore era apparso particolarmente scosso dalla morte di Cagliari, suo rivale nella vicenda Enimont, il quale si era suicidato nel carcere di San Vittore. Quest’ultimo, presidente dell’ENI dal 1989 al 1993, si tolse la vita nelle docce del penitenziario milanese dopo 134 giorni in regime di carcerazione preventiva. Cagliari era stato arrestato per presunte tangenti il 9 marzo 1993 ed il 15 luglio, al termine del nuovo interrogatorio, il pm Fabio De Pasquale aveva mostrato l’intenzione di scarcerarlo salvo poi ripensarci. Poco dopo, il 20 luglio, Cagliari si tolse la vita. Sia Gardini che Cagliari, dunque, furono accomunati non solo dall’essere stati uomini di vertice dell’industria italiana, privata e pubblica, ma anche dalla stessa drammatica fine, entrambi schiacciati dal peso di accuse che stavano facendo crollare l’intero sistema politico ed economico.