Aldo Ferrari, dovente presso l’università Ca’ Foscari di Venezia, nonché tra i massimi esperti su Armenia e paesi slavi, ha parlato con La Verità dell’attuale conflitto in atto nella regione armena del Nagorno Karabakh ad opera del regime dell’Azerbaigian. Per lungo tempo, infatti, si è attesa una condanna a quanto accaduto e che sta causando una fuga di massa da parte degli armeni che risiedevano nella regione, e che è finalmente arrivata, ma secondo il professore “non è stata così forte e definitiva e, soprattutto, non implica nessuna misura di appoggio concreto”.



“Si tratta”, spiega ancora Ferrari, “di una semplice dichiarazione di principio, che mostra chiaramente come l’Ue non intenda occuparsi di questa regione”, anche perché per farlo, a suo avviso, “l’Unione europea avrebbe bisogno di una visione chiara e di una maggiore onestà sul rapporto con l’Azerbaigian“. Il problema principale, spiega, da quest’ultimo punto di vista, infatti, è che il regime azero è “trattato con i guanti bianchi” perché “fornisce gas e petrolio” all’Ue. Di fatto, sostiene Ferrari, l’Armenia attualmente non può contare sull’aiuto dell’Ue, degli USA e neppure della Russia, sua storica alleata con la quale “i rapporti sono peggiorati prima della guerra in Ucraina”. Ed anzi, ritiene che quest’ultima potrebbe aver “concordato o autorizzato” l’offensiva azera nel Nagorno.



Ferrari: “L’Ucraina farà la fine della Corea”

In sintesi, Aldo Ferrari ritiene che a fronte di quanto sta accadendo nel Nagorno e del mancato supporto dagli attori internazionali, la regione “è perduta per sempre“. Ora, però, bisognerebbe cercare di porre un freno al regime azero che “reclama come proprio tutto il territorio della Repubblica d’Armenia, sulla base si rivendicazioni storiche” con il rischio che in un futuro neppure tanto lontano si verifichi anche lì quanto accaduto lo scorso anno tra Russia ed Ucraina.

Soffermandosi, poi, su Kiev, Ferrari ci tiene a sottolineare “quanto sia dubbia la politica di assoluto sostegno occidentale” alla causa ucraina, che ritiene essere “dovuto a precisi interessi che l’Occidente, e soprattutto gli Stati Uniti, coltivano in quella regione” oltre che, dal punto di vista europeo, “a una sudditanza psicologico e politico-strategica da certi attori esterni”. Contestualmente, però, ritiene anche che attualmente il sostegno all’Ucraina sia sempre più vacillante, anche se non chiaramente espresso dai leader internazionali. “I Paesi occidentali”, spiega Ferrari, “sono stanchi di finanziare all’infinito questa politica, in assenza di una strategia vera” da parte di Kiev, con il concreto rischio che si arrivi ad “un esito coreano: un cessate il fuoco che congeli la situazione sul campo, punto di partenza per una composizione politica del conflitto. Ma una soluzione duratura sarà difficile“, specialmente se “l’Occidente continua ad aggrapparsi alla sua violenta retorica antirussa”.