Tornata dall’Afghanistan dopo aver trascorso due anni tra i più poveri a Kabul, la suora vincenziana Shahnaz Bhatti si è brevemente raccontata nel programma ‘A sua immagine in quanto portavoce dell’opera dei missionari che combattono il male del mondo. “Andare in Afghanistan mi è costato, ma quel che ho fatto l’ho fatto per la Chiesa. Ho cercato di portare la parola di Gesù”, ha raccontato nello studio di Lorena Bianchetti. Lei è tra le persone che sono tornate dall’Afghanistan con l’ultimo volo del 25 agosto. “Sono stata due anni, sono stata costretta a tornare, ma io sarei pronta a tornare”, ha spiegato la missionaria della Carità di Santa Giovanna Antida.



I momenti difficili erano purtroppo all’ordine del giorno. “Ho avuto tanta paura, ho avuto tante difficoltà, ma mi sono resa conto che mi dava anche coraggio. Penso me lo abbia dato Gesù”, ha proseguito nel suo racconto emozionante. Un racconto a cuore aperto: “Io ho dato tutta la mia umanità”, ha aggiunto Shahnaz Bhatti. In merito invece agli ultimi giorni in Afghanistan: “Ho sperimentato tutta la violenza, ho visto persone morire, sangue sulle strade. Ho vissuto uno choc”.



SUOR SHAHNAZ BHATTI “VOGLIO TORNARE A KABUL”

Spero di poter tornare presto a Kabul”, suor Shahnaz Bhatti lo ha detto anche al vescovo Franco Giulio Brambilla, che prega affinché possa davvero tornare. Alla veglia Missionaria diocesana a Boca, alla vigilia della Giornata Missionaria Mondiale del 24 ottobre, la religiosa ha parlato di speranza, come quella che “i giovani possano cambiare la storia: se saranno capaci di vivere per i grandi valori, costruiranno un mondo senza violenza, discriminazioni e ingiustizie”. Tornando agli ultimi giorni in Afghanistan, invece ha rievocato quella “paura di cadere nelle mani dei talebani”, ma purtroppo conserva anche il ricordo “delle retate senza pietà”.



Tutto è stato complicato. “Anche organizzare la partenza, per far evacuare fino all’ultimo cristiano, è stato doloroso e difficile. Io ho scelto di restare fino alla fine: ero convinta che o saremo morti tutti o ci saremo salvati tutti. Naturalmente tifavo per quest’ultima cosa”, ha raccontato suor Shahnaz Bhatti. Gli ultimi giorni a Kabul li ha vissuti con le suore di Madre Teresa che avevano 14 bambini con grandi handicap: “Non saremmo mai partite senza di loro perché sapevamo che sarebbero morti. Per fortuna siamo riuscite a portarli in Italia”, ha ricordato con commozione, come riportato dal settimanale della diocesi di Novara.