IL “METOO” DELLE SUORE IN ARGENTINA

È diventato un caso internazionale la denuncia lanciata da alcune suore in Argentina nelle scorse settimane, le quali accusano il loro vescovo di “violenze fisiche, psicologiche ed economiche”.

Il “Los Angeles Times” ha svelato per prima la storia in arrivo dal Convento di San Bernardo in Salta, Argentina, dove vivono da tempo 18 monache di clausura dell’ordine delle Carmelitane Scalze. La denuncia è giunta lo scorso 12 aprile, diretta contro l’arcivescovo Mario Antonio Cargnello e altri funzionari/chierici della Chiesa argentina, tra cui Padre Lucio Ajalla. Sarebbe tutto nato durante una veglia funebre presso “La Madonna del Cerro”, figura molto popolare in Argentina in quanto sarebbe apparsa in visione ad una donna negli anni Novanta. L’effige della Madonna era stata apposta sulla tomba di una suora morta durante la prima ondata di pandemia Covid, scatenando le ire dei vertici della Diocesi. Tanto l’arcivescovo quanto il prete avrebbero colpito con violenza la priora delle suore durante la veglia funebre perché la donna stava riprendendo con una telecamera la preghiera alla Madonna del Cerro: nella denuncia vi sarebbero anche le immagini riportate proprio durante il gesto violento, ma include anche altre registrazioni di situazioni dove le minacce verbali furono molto aspre.



LA DENUNCIA AL VESCOVO, CHE PERÒ SMENTISCE

Le suore hanno denunciato il vescovo Cargnello e il sacerdote che segue il convento – Padre Ajalla – per violenze fisiche durante la veglia funebre, violenze psicologiche per gli altri episodi che sarebbero accaduti nei mesi precedenti, ma non solo: riportano i media Usa che le suore accusano l’arcivescovo di danni economici in quanto starebbe bloccando la nomina di una nuova priora del convento.



Il prelato si difende su tutta la linea accusando di calunnia le religiose e smentendo la loro versione: «l’unica vera natura del problema è economica», ha spiegato alle autorità che hanno aperto un’indagine contro la Diocesi. L’udienza in tribunale era fissata per martedì scorso ma è stata annullata alla vigilia perché l’arcivescovo doveva partecipare ad una riunione della Conferenza episcopale argentina. Pochi giorni prima, spiega “Euronews”, il Vaticano ha incaricato il vescovo Martin de Elizalde di esaminare le denunce delle suore argentine, ma è diventato lui stesso un imputato nel caso. Le monache infatti accusano anche il prelato arrivato dal Vaticano delle stesse accuse di pressioni e violenze: «il loro era un disperato grido di aiuto perché si sentono violate come donne», spiega l’avvocato delle religiose. La Diocesi smentisce tutto e accusa le suore di pretestuosi attacchi che sorgono da problemi di mera natura economica (legati alla gestione del convento). Femministe argentine in questi giorni stanno organizzando diverse forme di protesta davanti al Convento di San Bernardo in Salta per solidarizzare con le suore, in quello che è diventato rapidamente il “MeToo” religioso in seno alla Chiesa di provenienza di Papa Francesco.