Una campagna pubblicitaria su Gesù approderà nelle prossime settimane al Super Bowl, di fronte ad un pubblico di cento milioni di americani. È stata denominata “He Gets Us” (Gesù ci capisce, è uno di noi) e nei mesi scorsi ha conquistato le reti televisive delle principali città, ma adesso la sua diffusione sarà ancora più ampia grazie all’attesissimo spettacolo sportivo. In molti, in virtù di ciò, si stanno domandando chi sono gli artefici di questo progetto.



A finanziare la campagna pubblicitaria, come riportato dal Corriere della Sera, è stata la Servant Christian Foundation, una fondazione del Missouri che ha già speso 100 milioni di dollari e intende investire ulteriori fondi con l’obiettivo di rilanciare il brand di Gesù al fine di arginare la perdita di fedeli, soprattutto giovani, delle chiese evangeliche. I promotori in tal senso si sono affidati ad Haven, agenzia di marketing del Michigan specializzata proprio sulla religione.



Super Bowl, campagna pubblicitaria evangelica su Gesù: scoppia la polemica

“Le chiese perdono fedeli, soprattutto giovani. Noi cerchiamo di raggiungere i millennials e la generazione Z con messaggi adatti alle loro sensibilità. Lo faceva anche Gesù che parlava di agricoltura ai contadini e di pesca ai pescatori”, hanno affermato i promotori di “He Gets Us”, la campagna pubblicitaria evangelica su Gesù che verrà trasmessa anche al Super Bowl. L’iniziativa, tuttavia, ha creato delle polemiche. In molti infatti non accettano che la religione diventi una questione di marketing e hanno persino sollevato dei dubbi in merito alla provenienza dei finanziamenti.



“Molte chiese considerano marketing una parola proibita, da nascondere”, ha replicato Haley Veturis, esperto di comunicazione di digitale ed ex social media manager della Saddleback Church (mega-chiesa battista evangelica di Lake Forest che, con le sue undici sedi, è quella che ha più fedeli in California), “ma cos’è l’evangelizzazione se non marketing presentato con un altro nome?”.