Ogni tanto qualche esponente del Governo parla di “semplificare” la normativa Covid, che negli ultimi due mesi ha raggiunto un parossismo più virulento del virus da combattere. 

L’unico modo per semplificare sarebbe un grande “reset” in concomitanza con la fine dell’emergenza. Ma è difficile che succeda, perché il groviglio di leggi, circolari e Faq è diventato elemento organico del sistema di controllo e coercizione che un po’ alla volta è stato inculcato nei cittadini, ponendo le basi di uno stato di eccezione permanente. Grazie alla paura diffusa dai principali media e agli spot del governo si è riusciti a far accettare una iperproduzione di doveri, mentre le libertà sono solo “autorizzate” e condizionate dalle decisioni del potere esecutivo.



Prova ne sia l’incredibile tabella sinottica di 12 pagine con il minuzioso elenco di tutte le attività “consentite” senza green pass, con green pass base, con green pass rafforzato, in relazione al colore della zona in cui ci si trova, bianca gialla arancione. Viene aggiornata decreto dopo decreto e resterà sul sito del governo per mesi, forse “illimitatamente” come il green pass. 



Ogni nuovo decreto va a modificare almeno due o tre norme precedenti, con richiami, rinvii, sostituzioni, integrazioni. Ogni norma successiva, annunciata come semplificativa, contiene almeno un’eccezione di ulteriore complicazione. La forma è del tutto incomprensibile ai non addetti. Le centinaia di Faq esplicative non sono mai esaustive. E dal labirinto non si esce più.

Norme e obblighi sempre più pressanti

A novembre si profila l’ondata di Omicron. Il primo decreto legge è il 172 del 26 novembre, convertito in legge il 21 gennaio, dopo che il governo aveva posto al parlamento la questione di fiducia (approvata da tutta la maggioranza). La norma modifica il decreto legge del 1° aprile 2021, e impone l’obbligo della terza dose, l’obbligo vaccinale esteso ad altre categorie, l’obbligo di green pass per il trasporto pubblico locale e regionale, con sanzioni e controlli “costanti” di polizia “in modo da garantire il rispetto dell’obbligo del possesso delle certificazioni”. 



– Poi è la volta del decreto legge 221, detto “festività” perché in vigore dal 25 dicembre, che proroga lo stato di emergenza ed estende il green pass rafforzato dal 10 gennaio a tutte le attività ricreative, sportive, culturali, con una pletora di disposizioni e di obblighi minuziosi. Neppure il governo e il suo team di comunicazione sono capaci di spiegare bene cosa hanno approvato: il green pass rafforzato dovrà “essere utilizzato anche in zona bianca per lo svolgimento delle attività che altrimenti sarebbero oggetto di restrizioni in zona gialla”, ci dicono nel comunicato stampa. E giù allora un’altra ondata di Faq.

Dopo appena una settimana segue il decreto legge 229, che entra in vigore il 31 dicembre, con un’ulteriore stretta su tutto. Il green pass rafforzato diventa obbligatorio anche nel trasporto pubblico locale e regionale, misura che taglia fuori da un servizio essenziale chiunque non sia in regola col ciclo vaccinale completo (unici in Europa, con grande vanto del ministro Brunetta). Il decreto modifica una serie di norme, articoli, commi bis, ter, quater, quinquies, sexies, in un groviglio inestricabile. 

In meno di due settimane, il governo emana il terzo provvedimento, il decreto legge 1 del 2022, in vigore dall’8 gennaio. L’obbligo vaccinale è esteso a tutti gli ultra cinquantenni. Per accedere ai luoghi di lavoro è obbligatorio esibire il super green pass, pena sanzioni da 600 a 1500 euro. Entrambe le misure sono previste fino al 15 giugno 2022, ben oltre la fine dell’emergenza. 

– Il 21 gennaio il presidente del consiglio firma il Dpcm che individua le “esigenze essenziali e primarie per il soddisfacimento delle quali non è richiesto il possesso di una delle Certificazioni verdi Covid-19”, il cui elenco come sappiamo nega anche il tabacchino. 

– Il decreto legge 5 del 4 febbraio rende illimitata la durata del green pass booster. Senza certificazione si può stare solo a casa. Una concessione in deroga è fatta ai turisti stranieri, ai quali “è consentito” l’accesso a servizi e attività col green pass base, mentre agli italiani è richiesto quello super. Cambiano di nuovo le regole per le quarantene a scuola (con la distinzione fra bambini vaccinati e non vaccinati, ma questo è un altro discorso). Entrato in vigore sabato 5, il decreto deve essere applicato in ambito scolastico fin da lunedì 7. Sono ore febbrili per le famiglie e le scuole, che cercano di capirci qualcosa fra circolari, vademecum, istruzioni e Faq.

L’ultima circolare di Speranza

Da ultimo arriva la circolare del ministro Speranza dell’8 febbraio, annunciata come la liberazione dalla mascherina all’aperto. Ecco l’articolo 1: “Fino al 31 marzo 2022 è fatto obbligo sull’intero territorio nazionale di indossare i dispositivi di protezione delle vie respiratorie nei luoghi al chiuso diversi dalle abitazioni private”. La parola chiave è obbligo.

E all’aperto? La cautela è massima e c’è sempre un obbligo: “Fermo restando quanto diversamente previsto da specifiche norme di legge o da appositi protocolli sanitari o linee guida, nei luoghi all’aperto è fatto obbligo sull’intero territorio nazionale di avere sempre con sé i dispositivi di protezione delle vie respiratorie e di indossarli laddove si configurino assembramenti o affollamenti”.

Troppe forzature nel rapporto fra esecutivo e legislativo

Decreti legge che si sovrappongono, tempi di esame parlamentare strettissimi, monocameralismo alternato e ricorso al voto di fiducia sono le più frequenti forme patologiche del processo legislativo che indicano un prevaricare dell’esecutivo.

Emanare decreti legge a raffica, che modificano altri decreti legge ancora in corso di conversione, è assolutamente da evitare. A scriverlo il 19 gennaio è il Comitato parlamentare per la legislazione, che ha il compito di esprimere pareri su tutti i progetti di legge e i decreti legge, valutandone chiarezza, omogeneità, proprietà di formulazione. “Si richiama la costante raccomandazione di evitare in futuro la modifica esplicita di disposizioni contenute in decreti-legge ancora in corso di conversione ad opera di successivi decreti-legge, al fine di evitare forme di sovrapposizione degli strumenti normativi in itinere e ingenerare un’alterazione del lineare svolgimento della procedura parlamentare di esame dei disegni di legge di conversione dei decreti-legge, come definita a livello costituzionale e specificata negli stessi regolamenti parlamentari”.

Tre decreti legge in discussione al parlamento

Adesso la palla è in mano al parlamento, che deve esaminare e convertire in legge ben tre decreti legge nati dalla “straordinaria necessità ed urgenza di rafforzare il quadro delle vigenti misure di contenimento della diffusione del virus”, il quale però è attualmente in fase discendente e anche i ricoveri stanno tornando a livello della soglia minima. Pertanto alcune misure potrebbero essere sproporzionate rispetto al rischio, come quelle sul lavoro che ci rendono un caso unico al mondo.

Ma riuscirà questo parlamento a introdurre delle modifiche ragionevoli in considerazione dell’evoluzione rassicurante del quadro epidemiologico? O il governo tornerà a mettere la fiducia? Sta di fatto che il governo Draghi è primo per voti di fiducia e decreti legge al mese nelle ultime tre legislature. Certamente l’emergenza ha rafforzato il peso dell’iniziativa governativa nella legislazione, ma un sistema sano dovrebbe ripristinare il costituzionale equilibrio dei poteri.

In secondo luogo, Camera e Senato avranno il tempo materiale di esaminare e modificare? La scorciatoia potrebbe essere la prassi anomala del “monocameralismo alternato”, un’altra patologia del bicameralismo parlamentare, per cui una Camera esamina e l’altra ratifica perché i tempi sono strettissimi. Servirebbe davvero un sussulto di dignità.

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