E se da un maiale si potesse arrivare al “super-uomo”? L’idea folle, utopica e avveniristica è venuta a Elon Musk (patron Tesla) e negli scorsi giorni la sua Gertrude, una scrofa in ottime condizioni, è stata presentata in conferenza stampa: la scommessa di Musk è quella di dimostrare, dopo aver inserito in diversi maiali minuscoli elettrodi forniti dalla sua società Neurolink, l’attivazione di neuroni in tempo reale. Essendo in molte parti del Dna simile a quello umano, il super-maiale è stato analizzato e controllato nei suoi movimenti con gli elettrodi che hanno rilevato l’attività facendola subito monitorare dal dispositivo Neuralink, fornendo tra l’altro una serie di suoni e indicazioni sui segnali nervosi dell’animale su un computer collegato al rilevatore. L’idea è quella di replicare in un futuro, neanche troppo lontano, l’esperimento anche sugli esseri umani raggiungendo quel grado di “transumanesimo” di cui parla oggi Carlo Freccero nel suo editoriale su La Stampa. L’ex direttore Rai si dice impressionato e anche impaurito dall’esperimento di Elon Musk: «il maiale comunicava col computer in virtù di un impianto dalla dimensione di una monetizza, instabile nel futuro anche nell’uomo, con un’operazione semplicissima di anestesia locale». Insomma, in un futuro alla “Black Mirror” anche noi umani potremmo vederci inserire, magari anche contro la nostra piena volontà, un chip nel cervello.



FRECCERO, “I RISCHI DELL’IMMORTALITÀ”

Secondo Freccero, il futuro del transumanesimo è ormai avviato: «gli imprenditori di Silicon Valley sono disposti a investire grandi risorse nella ricerca transumanista, che è poi la ricerca di un mito eterno dell’umanità, l’immortalità». L’identità umana ha tutto un patrimonio di ricordi, aspirazioni, sentimenti che nel momento della morte del corpo inevitabilmente vanno “perduti”: per Freccero però la scommessa di Musk è “futuribile”, «il potenziamento dell’uomo che passava per Pico della Mirandola attraverso le capacità mnemoniche, passa oggi con l’interazione con la memoria del computer, che rispetto alla memoria umana, è onnipotente». Impaurito ma comunque affascinato da quanto Elon Musk possa portare nel futuro della tecnologia, ancora Freccero su La Stampa scrive «leggere Neuralink in chiave di controllo è riduttivo perché […] non viole ridotte l’umanità ad una massa obbediente, si vuole potenziare l’uomo dotandolo di capacità superiori». Il senso del rendere pubblico ogni passaggio di queste scoperte va proprio nella direzione di non rimanere “prigionieri” delle grandi aziende internazionali che potranno guadagnare dal super-chip installati nei cervelli: «il transumanesimo può essere sviluppato sia in senso utopico che distopico», conclude Freccero, «ma è la sua carica umanistica e volontaristica a rappresentare l’eventuale antidoto rispetto a letture che lo vorrebbero necessariamente al servizio di future dittature».

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