MINNEAPOLIS – Martedì: SuperTuesday delle primarie, giovedì: State of the Union, domenica: notte degli Oscar. Per chi è curioso d’America e per tutti quelli che capiscono da soli che, curiosi o meno, quando l’America si muove lo spostamento d’aria lo sentono un po’ tutti, questa è una settimana di fuoco. Una settimana per capire dove stiamo andando o per scoprire che siamo – come cantavano i Talking Heads – on the road to nowhere, sulla strada verso il nulla.
Martedì era una “giornatona” sia per repubblicani che democratici, anche se tra questi ultimi non è che ci fossero in campo seri contendenti a sfidare Joe Biden. Mai esistiti. Tra chi ha fatto finta e chi ha rimediato da subito brutte figure era rimasto in piedi solo Dean Phillips, deputato democratico del Minnesota, uno degli Stati chiamati al voto quest’oggi. Sconfitta in casa, fine dell’avventura.
Tutto a posto e sotto controllo quindi per i democratici? Not at all, neanche per sogno, perché come documentano tutti i più recenti e attendibili sondaggi, più della metà di coloro che votarono Biden quattro anni fa non lo ritengono più adatto a guidare il Paese a causa della sua senilità. Chi voteranno costoro quando arriverà il momento? Vedremo. Comunque sia, per ora, nonostante i sondaggi, nulla di nuovo sul fronte democratico, Biden e solo Biden, più rintronato che mai, ma senza alternative.
Super Tuesday anomalo, senza quel senso di nervosa attesa che sempre lo contraddistingue. Super Tuesday sottotono per il suo esito largamente preannunciato. Infatti, da questo martedì tutti si aspettavano che Alabama, Alaska, Arkansas, California, Colorado, Maine, Massachussetts, Minnesota, North Carolina, Oklahoma, Tennessee, Texas, Vermont, Virginia e Utah mettessero la parola fine al traballante tentativo di Nikki Haley, l’ultima sopravvissuta (si fa per dire) tra gli sfidanti di Trump l’invincibile. Ho sempre pensato che la Haley fosse la candidata più ragionevole e presentabile che i repubblicani potessero mettere in campo. Ma alla prova dei fatti, più che non arrendersi non è riuscita a fare. Evidentemente non è lei la figura di riferimento che metà America cerca. Francamente pensavo che sarebbe riuscita a raggranellare più consenso e non solo la “simpatia” riservatale dai moderati con un livello di istruzione universitario, elettori che, sparita lei, diverranno terreno di caccia per Biden.
Di bastonate elettorali in queste primarie la Haley ne aveva già rimediate parecchie. Una striscia di (pesanti) sconfitte e un solo treat, un solo, minuscolo, dolcetto rimediato domenica scorsa a Washington DC. Tutti si sono arresi e lei, la Haley, no. Neanche davanti all’evidenza dei numeri. Magari lo farà stanotte. Ma perché non ha ancora detto “basta così, grazie”? Magari per la speranza di vedere Trump aggrovigliato e messo fuori gioco dalle sue infinite vicende giudiziarie ed essere ancora lì, in prima fila, senza essersi mai arresa, pronta a farsi avanti come candidata plausibile? Chissà. Intanto oggi altra bastonata. Così preannunciano le prime proiezioni delle 7:30 pm, ET: Virginia e North Carolina a Donald, con ampissimo margine.
Trump vince a mani basse in lungo e in largo per il Paese, lasciando alla Haley – forse – le briciole di Vermont e Utah. Trump, sempre lui, ma un Trump molto più “ufficialmente conservatore” che in passato. Non più il cane sciolto (o perduto senza collare…) del 2016 e 2020, ma un personaggio molto più radicato nel mondo e nella cultura evangelici e nella mentalità che ne consegue. A capo della destra del Paese, certamente non ancora presidente, ma già eletto santo patrono dei conservatori.
Prossimo appuntamento a giovedì per renderci conto dello “Stato dell’Unione” e dello “stato del Presidente” che ci parlerà dell’aria che tira nell’Unione. A questo punto ogni parola detta, non detta o sbiascicata è un’arma elettorale. Vedremo come Old Joe saprà cavarsela. E poi diritti a domenica sera, a rimirare con gli occhi spalancati e avvelenati allo stesso tempo l’altra America, quella che vince sempre, quella ai confini della realtà, quella che vive in un mondo parallelo, un mondo che tutti disprezzano e segretamente sognano.
L’America…
E l’8 marzo, ridendo e scherzando, faccio 30 anni di questa terra. Che Dio benedica questa terra e la sua gente.
Yes, God Bless America!
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