Chi sono i SuperAger, 80enni “immuni” ad Alzheimer

Una tendenza comune del cervello umano è quella di invecchiare assieme al corpo, rimpicciolendosi naturalmente con il trascorrere degli anni. Eppure, questo non vale per coloro definiti “SuperAger”, ovvero un gruppo di anziani over 80 che conservano una memoria eccezionalmente funzionante. Secondo il Mesulam Center for Cognitive Neurology and Alzheimer’s Disease della Northwestern University Feinberg School of Medicine di Chicago, la loro capacità mnemonica è pari a quella di persone con 20/30 anni in meno.



Dietro ai SuperAger, insomma, ci sarebbe uno strutturato progetto accademico fine a comprendere quali siano i segreti per conservare integra la propria memoria, oltre che a capire quali siano le differenze biologiche tra loro e le persone “normali”. Il primo requisito per fare parte dell’élite dei SuperAger è avere almeno 80 anni e decidere di sottoporsi volontariamente ad una serie approfonditi test cognitivi. “Devono avere una memoria episodica eccezionale”, spiega poi Emily Rogalski, professoressa della Feinberg School che segue il progetto, alla CNN, “e devono avere prestazioni almeno nella media negli altri test cognitivi”. Solamente il 10% di chi si iscrive al programma riesce concretamente ad entrare, ma non si tratterebbe tanto di una questione di QI, quanto piuttosto di memoria episodica.



SuperAger: quali sono i loro segreti

Dietro al programma dei SuperAger ci sarebbero, insomma, una serie di follow up medici, fini ad individuare le differenze che questi particolari anziani hanno rispetto agli altri, oltre alle abitudini che mantengono per tenere sviluppata la loro memoria. Grazie ai cervelli donati dai SuperAger deceduti i ricercatori sono riusciti ad individuare un’importante e sostanziale differenza, ovvero la dimensione dei loro neuroni, sopra alla media.

Il cervello dei SuperAger non sarebbe soggetto al naturale restringimento dovuto all’età, mentre le cellule risultano essere più grandi e sane, specialmente nella zona della corteccia entorinale (essenziale per apprendimento e memoria). Inoltre, il cervello dei SuperAger sembra resistere meglio ai grovigli di tau, ovvero le formazioni anormali di proteine, collegati ai casi di Alzheimer ed altri tipi di demenza.



A livello di abitudini, invece, a raccontarle a CNN sono gli stessi ricercatori che stanno conducendo il programma sui SuperAger. In generale, questi anziani rimangono più attivi della media dei loro coetanei, tendendo ad una generale positività e curiosità nella vita. Leggono, si allenano, apprendono e molti di loro continuano ad avere un lavoro anche dopo gli 80 anni. Non disdegnano le attività sociali e vivono circondati da persone e interazioni, cercandole anche nelle comunità.