Gli infettivologi lanciano l’allarme circa i superbatteri resistenti che oggi causano purtroppo 30mila morti nella sola Europa, di cui ben 11mila in Italia. Massimo Andreoni, segretario scientifico della Simit, la Società italiana di malattie infettive e tropicali, intervenuto ieri presso l’evento ‘Insieme contro le infezioni correlate all’assistenza’, ha precisato a riguardo che: “il nostro Paese è tra quelli che soffre di più il problema con 2 milioni di giornate di degenza ogni anno per le conseguenze dell’antimicrobico-resistenza, come se tutti i posti letto del Friuli Venezia Giulia fossero dedicati a questo problema. Il costo? Due miliardi di spesa all’anno per le infezioni resistenti ai farmaci”.
Massimo Andreoni ha quindi chiesto alla politica ad affrontare la questione “Penso alla sorveglianza, all’attenzione clinica e a dare direttive ai Dg degli ospedali per relazionare su cosa stanno facendo contro le infezioni ospedaliere”. Servono quindi degli interventi ad hoc con dei programmi attivi di contrasto portati avanti in team multidisciplinari “che potrebbero prevenire dal 30% al 50%” delle infezioni correlate all’antimicrobico resistenza”.
SUPERBATTERI RESISTENTI: IL COMMENTO DI MARCO FALCONE
Contro la diffusione dei superbatteri resistenti la Simit ha lanciato la piattaforma resistimit e a riguardo il professor Marco Falcone, consigliere Simit e responsabile del progetto, ha sottolinea come spesso si facciano interventi molto costosi o terapie importanti su pazienti che poi muoiono per delle infezioni ospedaliere: “Vogliamo capire cosa non funziona nel trattamento di queste infezioni, abbiamo nuovi antibiotici e nuove terapie, oggi facciamo le Car-T che costano 250mila euro ma poi il paziente rischia di morire per una infezione batterica. Ecco, magari dovremmo riflettere se conviene non spenderne 2mila per una terapia antibiotica”.
Per Cristina Mussini, vicepresidente Simit, occorrono “un coordinamento tra istituzioni, direzioni sanitarie e clinici; un inquadramento in progetti nazionali; un monitoraggio continuativo e un sistema permanente, poiché si tratta di fenomeni in continua evoluzione”. In conclusione: “Serve dunque sia un’azione culturale che generi consapevolezza, sia una strategia operativa che realizzi un’inversione di rotta che acquisti continuità”.