Sono allo studio in questi giorni (secondo quanto raccontano diversi quotidiani italiani) nuove misure per contenere l’impatto del Superbonus sulle casse statali, dopo il recente stop definitivo a tutte le nuove emissioni di credito e, spiega La Stampa, l’idea di avviare un controllo ex-post sui (pochi) cantieri che sono ancora aperti. Venendo al punto, attualmente l’idea del Ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti sembra essere quella di allungare il periodo in cui i beneficiari (banche, servizi postali, ma anche le imprese edili) potranno detrarre il credito generato dal Superbonus, ‘spalmandone’ l’impatto sul debito pubblico in più anni.



Attualmente, ricordiamo che i beneficiari hanno un limite di quattro o cinque anni per recuperare quei crediti generati con il 110%, mentre se tutto procedesse secondo quanto anticipano (tra gli altri) il Messaggero e La Stampa, la finestra verrà allungata a 10 anni, fermo restando quelli già trascorsi. Secondo alcune stime dell’Ufficio parlamentare di bilancio citate dagli stessi quotidiani, con un allungamento del recupero crediti per il Superbonus il debito dovrebbe rimanere sotto il 140% almeno fino al 2027. Secondo il Def, infatti, il debito allo stato attuale è destinato ad aumentare dal 137,8% nel 2024, fino al 139,6% nel 2027: con il nuovo sistema di recupero, invece, si passerebbe al 137,3% quest’anno, fino al 137,7% tra quattro anni (con step intermedi di 137,9% e 138,8%).



La proposta dell’Upb: “Basta sconti come il Superbonus, si torni ai contributi diretti”

L’Ufficio di bilancio, in altre parole, ha promosso la nuova estensione del periodo di recupero dei crediti, ma avverte anche che potrebbe implicare “un aumento dell’impatto annuo nel periodo residuo 2028-2033″, finendo per incidere sulle promesse sull’aggiustamento dei conti entro sette anni, fatte dall’esecutivo all’Unione Europea. In altre parole, aumentando il tempo di recupero dei crediti del Superbonus si potrebbe rischiare di rinviare (senza effettivi benefici, se non temporanei) il problema che ora si cerca di arginare.



Avvertendo, poi, che l’impatto del 110% sarà “una pesante eredità sul futuro” dell’Italia, l’Upb ha suggerito anche, facendo eco alle proposte già avanzate dal Dipartimento delle finanze del tesoro, di limitare ad un massimo del 50% i futuri incentivi per i lavori edilizi. Inoltre, secondo Lilia Cavallari (che presidente l’Ufficio bilancio) si dovrebbe anche abbandonare il sistema degli sconti messo in piedi con il Superbonus, preferendo l’erogazione diretta di un contributo a beneficio delle famiglie, modulato sulla condizione economica e sottoposto a controlli più stringenti lungo tutta la sua vita, dall’emissione, fino al riscatto e all’esecuzione dei lavori.