Ormai per quanto riguarda la questione del superbonus 110% del superbonus 90 % i crediti incagliati sono ormai più di 100 miliardi di euro al 31 dicembre 2022. Si tratta di crediti che giacciono ancora nei cassetti fiscali delle imprese e dei contribuenti, soltanto 6,6 miliardi ha trovato la strada della compensazione, ma per tutti gli altri si tratta di rimanere appesi a un filo. Che cosa accadrà?
Superbonus 110%: flebili speranze per i crediti esistenti
Dopo l’annuncio della sospensione ed eliminazione della cessione dei crediti, le reazioni sono state immediate, ma il decreto dovrebbe salvare i crediti precedenti anche se non esiste ancora una proposta strutturale relativa allo sblocco. Ormai venticinquemila imprese sono a rischio chiusura e 130.000 lavoratori sono in bilico per quello che concerne la propria sorte. Adesso la soluzione è ancora troppo lontana. È vero ad esempio che il provvedimento fa salva la giacenza esistente per i lavori futuri invece concede alcune corsie per la cessione del credito purché però vi siano le prove documentali, così come specificato dalla normativa. E quindi è vero che tutti i crediti prodotti prima del decreto potrebbero essere sanati, ma è pur vero che questi ultimi potrebbero comunque restare appese a un filo per la mancanza di qualche piccolo cavillo e qualche documentazione.
Superbonus 110%: gli enti locali restano fuori
Tuttavia gli enti locali restano comunque fuori dalla possibilità di acquistare i crediti. E quindi per le imprese, se pure questi venissero sbloccati, ancora non si capisce chi è che potrebbe metterci le mani. L’emergenza dunque diventa doppia, da una parte le imprese rischiano, dall’altra invece è lo stato che deve mettere i conti in ordine e deve farlo presto: entro marzo. E adesso che il governo comincerà a fare davvero i conti con la realtà. il nodo delle coperture infatti è ancora da sciogliere non è detto che venga sciolto entro la fine di marzo, prima della presentazione della Nadef. Ma i conti con la realtà lo faranno anche le imprese costrette a svalutare i propri crediti anche del 28%.