Con l’arrivo al governo di Fratelli d’Italia e del centrodestra il superbonus 110%, misura bandiera del M5s assieme al reddito di cittadinanza, ma poco amata da Mario Draghi, subirà un inevitabile “tagliando”. In base al programma di Fratelli d’Italia, comunque condiviso con le altre due formazioni della coalizione, l’incentivo edilizio sarà rivisto e tagliato al 60-70%, ma resterà su questa soglia stabilizzato per più anni. Allo studio, poi, c’è l’idea di diversificalo in base al reddito del beneficiario, alla tipologia di abitazione e distinguendo tra prima e seconda casa, senza trascurare la “salvaguardia delle situazioni in essere”. L’obiettivo di Giorgia Meloni è comunque più ambizioso: andare verso un bonus edilizio unico, razionalizzando e semplificando gli attuali incentivi. È una formula che potrebbe funzionare, evitando abusi e frodi? “Siamo molto favorevoli al riordino del sistema degli incentivi – risponde Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia – tanto che abbiamo inserito la semplificazione degli incentivi edilizi nel documento sulle 5 priorità per l’immobiliare che abbiamo diffuso prima delle elezioni. Ormai è un sistema di agevolazioni fuori controllo”.



Perché?

Il sistema di esenzioni per gli interventi sugli immobili, che è arrivato al superbonus, è iniziato nel 1997, un quarto di secolo fa. E oggi la nostra tabella riassuntiva di tutte le misure richiede un documento di ben 17 pagine. Basta questo numero per capire quanto sia importante riordinare, semplificare e stabilizzare.



Ma lo si può fare? È un obiettivo fattibile?

Che questo si riesca a fare con un unico incentivo, è molto ambizioso, visto che gli incentivi sono così tanti.

La riforma prospettata da FdI intende introdurre anche una diversificazione in base al reddito e al tipo di casa. Che ne pensa?

Non siamo assolutamente d’accordo su possibili distinzioni in base al reddito, al tipo di immobile o alla titolarità dei proprietari, cioè sul fatto che si tratti di prima o di seconda casa. Così si rischia di complicare ulteriormente un sistema che invece si vorrebbe razionalizzare e semplificare. Tenga conto che per 25 anni tutte le maggioranze che si sono succedute non hanno mai creato questi meccanismi di collegamento con la classe di reddito o con la tipologia dell’immobile.



Per quale motivo?

L’intento delle agevolazioni edilizie è incentivare certi interventi e non dare prebende o aiuti ai proprietari. Infatti non mi piace utilizzare il temine bonus.

Secondo lei, come bisognerebbe chiamarli?

Sono incentivi a fare un qualcosa che lo Stato ritiene meritevole di essere fatto, sia esso un intervento a favore dell’estetica dell’immobile, della sua riqualificazione energetica o per la sicurezza, sismica o anti-intrusioni.

E sulla possibile distinzione fra prima e seconda casa?    

Non ha senso, perché riteniamo che proprio le cosiddette seconde case abbiano forse ancor più bisogno di questo tipo di interventi. È vero che nella vulgata le seconde case sono percepite come abitazioni di chissà chi, ma questa immagine poteva forse andare bene negli anni Sessanta-Settanta.

E oggi?

Sempre più italiani sono proprietari di abitazioni diverse da quella in cui vivono, vuoi perché le ereditano, vuoi perché il benessere negli anni è aumentato. Ma oggi si tratta di persone del ceto medio impoverito, che si trovano in grande difficoltà. Quindi, se l’intento della separazione fra prime e seconde case, è quello di distinguere fa ricchi e poveri, l’obiettivo non viene affatto centrato. E poi, cosa potrebbe succedere in un condominio, in cui sono presenti proprietari di prime o di seconde case affittate? I secondi potrebbero mettere i bastoni fra le ruote, ritardando gli interventi. Senza, infine, dimenticare un ulteriore dettaglio di non poco conto.

Quale?

La direttiva che sta arrivando dalla Ue, data ormai per imminente. Noi finora siamo riusciti ad evitare il peggio, ma non il male: il peggio era il divieto di vendita e di affitto per immobili non dotati di certi parametri energetici, il male è che resta comunque l’obbligo, in base a determinate scadenze, dell’efficienza energetica per tutti i tipi di immobili, eccetto quelli di interesse storico e artistico. Credo che la politica italiana non abbia piena contezza di questa direttiva in arrivo.

Torniamo al superbonus 110%, che soprattutto nell’ultimo anno e con il governo Draghi ha subìto una serie di revisioni che ne hanno prima rallentato e poi bloccato l’operatività. La Meloni ha promesso la salvaguardia delle situazioni in essere. Evitare la retroattività è misura giusta e necessaria?

È una cosa sicuramente giusta e necessaria tutelare le situazioni aperte, perché per i condomini il superbonus è in vigore ancora per un anno e tre mesi e per le unità singole fino a fine 2022.

Infatti la Meloni ha affermato che “ad ogni modo accompagneremo la norma sino alla sua scadenza”…

Se si intende mantenere il superbonus 110% fino alla fine del 2023, vanno allora attuate tutte le procedure perché l’incentivo non rimanga solo sulla carta.

Eliminare la responsabilità solidale per sbloccare i crediti è il primo passo che FdI intende compiere una volta al governo. È così importante?

Cessione del credito e sconto in fattura sono snodi decisivi che tengono molto in vita il sistema del superbonus. Se la responsabilità fosse del tutto eliminata, sarebbe un gran passo in avanti, perché tranquillizzerebbe i concessionari, in primo luogo le banche. Così il sistema potrebbe ripartire.

Intanto è arrivata la tanto attesa circolare dell’Agenzia delle Entrate per dare finalmente attuazione alle modifiche introdotte dal decreto Aiuti ter. Diradati tutti i dubbi?

Poiché il sistema della cessione del credito e dello sconto in fattura si è bloccato perché le banche, dopo la prima circolare delle Entrate – cui, giova ricordarlo, spetta il vero potere di controllo e contrasto su eventuali abusi –, hanno perso ogni certezza sulle loro responsabilità, e sui conseguenti rischi, l’auspicio è che le precisazioni della nuova circolare siano tali da restituire fiducia agli istituti di credito, così consentendo la riattivazione di importanti interventi edilizi. Al momento, non può ancora dirsi.

Sta dicendo che la situazione resta critica? I cantieri sono ripartiti o non sono ancora stati superati tutti i problemi?

Non mi risulta che si sia sbloccato alcunché: il superbonus 110% è fermo, anzi ci sono molti cantieri aperti ma bloccati, il che crea problemi alle imprese e ai proprietari.

Teme che potrà aprirsi un contenzioso diffuso e robusto?

Assolutamente, ci sarà e bisognerà vedere, caso per caso, come sono stati scritti i contratti di appalto.

In campagna elettorale Giorgia Meloni ha dichiarato che il superbonus 110% “nasceva da un obiettivo nobile. Ma la norma, come spesso accade, era scritta male e applicata peggio. Quando lo Stato si è reso conto che era scritta male e applicata peggio, che c’erano state truffe e che ha comportato un impegno monstre di risorse, ha buttato il bambino con l’acqua sporca lasciando in ginocchio le aziende che avevano fatto il loro lavoro e seguito le indicazioni dello Stato”. Come si possono arginare abusi e frodi senza soffocare il sistema edilizio e immobiliare?

Premesso che, come dicono i dati, le frodi hanno riguardato quasi esclusivamente il bonus facciate, che a differenza del superbonus non aveva dei paletti, è giusto ricordare che, al di là delle motivazioni di carattere internazionale, anche il superbonus ha contribuito a far lievitare i prezzi.

L’incentivo era così alto che ha ingolosito molti?

Confidando che a pagare fosse lo Stato e che il superbonus avesse una scadenza a breve, da un lato la domanda è cresciuta a dismisura, tanto che molti prezzi hanno seguito dinamiche sbagliate, e dall’altro l’offerta non è riuscita a soddisfare tutte le richieste, creando così una penuria di impalcature, materiali e ditte che potessero svolgere i lavori.

Come si può evitare che si ripetano questi rischi?

Abbassando le percentuali degli incentivi, molti problemi si risolvono da sé. Per il resto, vanno riprese le norme già esistenti e già efficaci in materia di controlli.

Draghi non è mai stato tenero con il 110%, una misura da lui ritenuta moralmente discutibile ed economicamente non giustificata. Che benefici ha portato il superbonus all’economia italiana?

Ha portato quello che si prefiggeva, anche se non l’ha fatto subito, perché è partito con molte complicazioni. Ricordiamo che il superbonus è stato varato nell’aprile del 2020, in pieno lockdown, per dare una scossa all’economia in un momento molto critico e si è pensato a una misura “violenta” che potesse far ripartire l’edilizia. Ma non sono d’accordo con il M5s quando chiede che il 110% diventi una misura strutturale. È impensabile che sia a regime, va trattato come un intervento contingente, finalizzato a dare uno scossone all’economia.

(Marco Biscella)

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