Con una mini proroga riservata alle famiglie con un reddito Isee inferiore ai 15 mila euro, condizionata dall’esecuzione di almeno il 60% dei lavori autorizzati, si chiude definitivamente l’epoca del Superbonus 110% per le ristrutturazioni abitative.

La copertura della spesa relativa, cioè la differenza tra la detrazione del 110% e il 70% delle nuove detrazioni che entreranno in vigore nel 2024, sarà coperta con l’apposito fondo per le famiglie indigenti già costituito. Restano confermati i limiti precedentemente imposti per l’usufrutto del Superbonus per i lavori già eseguiti e certificati al 31 dicembre 2023, e con uno stato di avanzamento precedente superiore al 30%, e la possibilità di portare l’intera somma nelle detrazioni fiscali rateizzare in 10 anni in alternativa alla cessione dei crediti d’imposta o degli sconti in fattura. Una via d’uscita che può risultare vantaggiosa per i committenti che hanno una capienza fiscale adeguata.



Le decisioni del Governo, frutto di una caparbia difesa da parte del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, non hanno riscontrato le richieste delle Associazioni delle imprese delle costruzioni e degli ordini professionali che proponevano la possibilità di certificare uno Stato dei lavori straordinario (Sal) per quelli già eseguiti nel corso dell’anno o in alternativa una proroga ulteriore di tre mesi per consentire i completamenti dei lavori in corso. Secondo le stime dei proponenti, questi interventi potevano evitare un blocco dei cantieri per attività equivalenti a circa 12 miliardi di euro con il coinvolgimento di 300 mila famiglie e di centinaia di migliaia di imprese e di fornitori



Il bilancio consuntivo dell’impatto del Superbonus sui conti pubblici risulta difficile. Le cifre sono state aggiornate più volte con tassi di incremento che hanno quasi triplicato le previsioni effettuate nel primo trimestre del 2023 in coincidenza dei provvedimenti che hanno contingentato l’utilizzo del Superbonus entro l’anno in corso. Le stime più recenti fornite dalla Ragioneria di Stato sulla base del monitoraggio dell’Enea sulle opere autorizzate e degli stati di avanzamento fino al 30 novembre u.s. portano il conto a 97 miliardi di euro per lavori già eseguiti, tra i quali 82 già ammessi a detrazione, e un’ipotesi finale del costo per l’Erario superiore ai 110 miliardi. Una cifra superiore di 4 volte rispetto alle previsioni di spesa contenute nel decreto legge approvato dal Governo Conte bis che ha dato vita al Superbonus 110%.



I lavori già eseguiti riguardano 92 mila condomini e 350 mila villette e abitazioni indipendenti, destinati ad aumentare in relazione agli aggiornamenti in corso sulle pratiche autorizzate dagli Enti locali. Una sproporzione che mette in evidenza la drammatica improvvisazione di un provvedimento scellerato destinato a condizionare i margini della spesa pubblica anche nelle future Leggi di bilancio, in relazione alla rata annuale degli sgravi fiscali autorizzati e le conseguenze dei continui cambiamenti di marcia sui comportamenti delle famiglie e degli operatori economici nel corso dei prossimi anni.

Il contributo positivo del Superbonus alla ripresa dell’economia italiana dopo l’emergenza sanitaria è stato largamente sopravanzato dai danni strutturali provocati. Le finalità storica primaria delle detrazioni fiscali per le ristrutturazioni abitative – quella di agevolare il concorso delle risorse private per gli interventi e il contenimento del loro costo favorito dal conflitto di interessi tra i committenti, le imprese e i fornitori – è stata completamente stravolta. Sostituita dalla bizzarra idea di caricare sullo Stato degli oneri superiori ai costi sostenuti dai committenti trascurando i benefici indotti dalla rivalutazione delle abitazioni e dal risparmio dei costi energetici sulle bollette. Una sorta di istigazione a delinquere legittimata anche dai provvedimenti burocratici previsti dalle normativa per certificare i materiali da utilizzare, le opere eseguite, le pratiche degli intermediari finanziari. Il foraggio ideale per una mangiatoia collettiva che si è divorata la gran parte dei vantaggi originariamente riservati ai committenti.

La bolla speculativa dei prezzi dei materiali e dei costi delle prestazioni ha fatto il resto, ridimensionando anche il rapporto tra i costi e benefici derivanti dall’investimento pubblico. Il tutto con il concorso colpevole dei centri di ricerca e dei mass media prezzolati che hanno elaborato e diffuso studi e ricerche per dimostrare i vantaggi di una follia collettiva che ha trovato sponde persino negli orientamenti pseudo ambientalisti delle Istituzioni europee.

Con le risorse impiegate dal Superbonus, per ristrutturare poco più del 3% del patrimonio abitativo nazionale, si poteva finanziare l’equivalente di 10 anni delle detrazioni fiscali ordinarie pari al 65% dei costi sostenuti dai privati per migliorare la qualità sismica ed energetica delle abitazioni. Lo sgonfiamento della bolla speculativa rischia di determinare un effetto depressivo sul tessuto delle piccole imprese e dei fornitori dell’edilizia residenziale. La leva della cessione dei crediti e dello sconto in fattura non potrà essere utilizzata per i prossimi anni per ristrutturare un patrimonio abitativo, prevalentemente storico, che risulta largamente superiore ai fabbisogni per via del declino demografico e dello spopolamento dei comuni e delle aree interne.

Nel frattempo le Istituzioni dell’Ue hanno approvato un regolamento che fissa i parametri e i tempi per l’adeguamento energetico delle abitazioni che in Italia faticheranno a trovare proprietari e investitori disponibili per adeguare un patrimonio che si sta rapidamente svalutando anche per gli effetti dei vincoli europei che ignorano il principio di realtà.

L’edilizia abitativa continua a essere una parte integrante delle filiere produttive che innovano le tecnologie, i materiali e i beni durevoli anche delle aziende esportatrici.

Il recupero del patrimonio storico rimane una condizione fondamentale per favorire l’evoluzione del modello di accoglienza turistica.

Dobbiamo ripensare le nostre politiche abitative anche per far fronte alle dinamiche demografiche e ai fabbisogni delle persone anziane, ma per queste esigenze diventa importante definire gli obiettivi di medio e lungo periodo che riscontrano l’interesse generale e ricostruire la fiducia delle famiglie, degli operatori finanziari e delle imprese verso gli strumenti che sono in grado di orientare il risparmio nella direzione condivisa.

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