È da un anno che si parla insistentemente di superbonus 110 e degli altri crediti (bonus facciate, sismabonus, ecc.) introdotti per favorire la ripresa economica. Il Governo ha avviato, alla luce di quanto sta accadendo, una riflessione che porterà a una nuova regolamentazione dei bonus edilizi che ci consente di porre una provocazione. Occorre rileggere (per riscriverle) bene le norme e le interpretazioni sin qui rilasciate in ordine al superbonus 110%. Al momento si ha la sensazione di un bonus che è andato oltre l’uno vale uno e che nei prossimi anni rischia di rivelarsi un boomerang. La farraginosità che accompagna la sua attuazione rischia, a seguito degli inevitabili e giusti controlli che ci saranno, di far nascere una miriade di contenziosi che vedranno coinvolti i proprietari/beneficiari e i professionisti che avranno rilasciato le asseverazioni richieste. L’attività di controllo è senz’altro giusta, ma in un mondo fatto di interpretazioni si rischia che il peso delle sanzioni e delle revoche rimanga a carico dei proprietari. Questa fu la prima riflessione che esattamente un anno fa provammo a fare in ordine alla concreta applicazione del Superbonus 110%.
Che fosse una norma andata oltre appariva dalla prima lettura. La casa in Italia è sempre al centro dell’attenzione e della dialettica politica. È stato terreno di scontro politico con l’eliminazione dell’Imu sulla prima casa, quando fu varato il piano casa da parte del Governo Berlusconi e lo diventerà sempre più con la riforma del catasto che è in agenda. Il comparto immobiliare è senza dubbio un settore capace di attivare sviluppo in misura maggiore rispetto ad altri. Un intervento edilizio è in grado, specie se diffuso, di attivare un moltiplicatore di sviluppo notevole procurando lavoro specializzato e manovalanza.
Da circa 10 anni i bonus edilizi erano diventati strutturali e hanno effettivamente incontrato l’interesse dei cittadini che avevano accolto con favore la possibilità di ristrutturare casa e di trarne un risparmio in dichiarazione al momento della liquidazione delle imposte. Il limite del vecchio sistema (36%, 50% e 65%) risiedeva nel fatto che taluni soggetti potevano risultare incapienti per mancanza di Irpef dalla quale recuperare l’agevolazione legata all’intervento o esclusi, nel caso del popolo delle partite Iva, perché soggetti al regime forfetario. Con il Covid e il Superbonus è tutto cambiato, l’agevolazione è arrivata al 110% della spesa, sono state aggiunte le possibilità di cedere i bonus e/o di poterne usufruire direttamente in fattura (sconto) nel rapporto cliente prestatore.
Era facile prevedere che il vero problema sarebbe diventato la mancanza di interesse per le parti contraenti ad attivare una vera e propria dialettica nella formazione del prezzo dei lavori. È mancata una visione pragmatica che prendesse atto che la misura dell’agevolazione, pari al 110% della spesa che si andava a sostenere, ha determinato la mancanza di contraddittorio tra fornitore e cliente, quest’ultimo reso disinteressato da un’agevolazione che non comportava alcun onere a suo carico. Il legislatore in prima battuta, in un eccesso di moralismo, si è preoccupato di non “agevolare” interventi che avessero riguardato immobili abusivi o comunque oggetto di abusi edilizi (l’abusivismo è un problema che non si vuole affrontare solo per paura). Questo ha di fatto tagliato fuori una parte del Paese, il Sud prevalentemente, che, quindi, in prima battuta è rimasto escluso rendendo evidente che il Paese è unito quando si tratta di “eccedere”.
Da novembre il Governo ha preso atto delle storture create da un sistema eccessivamente generoso e degli abusi messi in atto e per questo ha iniziato a porre dei limiti al costo degli interventi proponendo riferimenti a prontuari privati, perché nel frattempo è stato smantellato un nostro gioiello, il Genio Civile, e introducendo limitazioni alla circolazione dei crediti con l’intento di “rintracciare” agevolazioni non spettanti perché gli interventi non sono stati realizzati per nulla.
Come spesso accade, l’intervento messo in campo non è stato selettivo ma generalizzato per cui si è passati da un estremo all’altro. Gli attori, imprese e cittadini, seri sono stati trattati alla stessa maniera di quelli meno seri. Le azioni introdotte fanno sì che oggi chiunque stia attuando un intervento edilizio possa essere macchiato dal sospetto che stia eccedendo.
La soluzione possibile passa per interventi già fatti che vedono rafforzare la responsabilità, puntando a far emergere la professionalità di taluni attori, ovvero i professionisti impegnati nelle asseverazioni, e dalla necessaria riduzione della misura dell’agevolazione. Solo una misura contenuta dell’agevolazione può rendere efficace il contraddittorio e, dunque, garantire minori abusi. Va senz’altro mantenuto lo sconto in fattura e la possibilità di cedere i crediti.
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