Il Superbonus 110% viene prorogato, ma per essere un aiuto per i redditi bassi e riservato solo ai condomini, alle case popolari e alle residenze sanitarie. Tra le riforme a cui sta lavorando il governo Meloni c’è pure quella dei bonus energetici, da finanziare con i soldi ricavati dalla rimodulazione degli obiettivi del Pnrr. Il piano è pronto e dovrebbe essere reso noto tra un paio di settimane al massimo, secondo Il Messaggero. La revisione a cura del ministro Raffaele Fitto dovrebbe “liberare” fino a 3 miliardi di euro da destinare ad un potenziamento dei bonus per l’anno prossimo. L’intenzione è di provare a far risalire l’aliquota dello sconto fiscale anche fino al 110%, ma non per tutti. Il primo paletto potrebbe essere l’ambito di applicazione. Infatti, il nuovo Superbonus 110% sarebbe limitato solo a condomini, case popolari (Iacp) e Rsa, le residenze sanitarie assistite.



Il secondo limite è reddituale: a poterne usufruire potranno essere solo i soggetti “incapienti“, cioè persone o famiglie a basso reddito, che non guadagnando abbastanza non hanno debiti fiscali verso lo Stato da cui “scontare” l’importo degli eventuali lavori. Si tratta di un problema molto comune soprattutto nei grandi condomini, dove a causa degli incapienti le delibere per le ristrutturazioni vengono bloccate. Un altro vincolo riguarda i lavori finanziabili. Saranno incentivati solo quelli direttamente connessi all’efficientamento energetico, senza allargare la detrazione ai classici lavori edili. Anche le caldaie a gas dovrebbero restare escluse dai nuovi incentivi, ma per gli incapienti potrebbe tornare lo sconto in fattura. Per gli altri, cioè coloro che hanno “spazio fiscale” per scontare i lavori, dovrebbero restare in vigore le regole attuali. Quindi, a partire dal 2024 la possibilità di ottenere una detrazione fiscale del 70% sui lavori di efficientamento energetico.



SUPERBONUS 110%: VERSO NORMA SALVA-CANTIERI

Oltre alla riforma dei bonus, si lavora ad una norma salva-cantieri. Secondo Il Messaggero, ci sarà una proroga dei cantieri finanziati col Superbonus, che vanno chiusi tassativamente entro la fine dell’anno. Infatti, molti cantieri nei mesi scorsi hanno subito ritardi per le continue modifiche normative, quindi rischiano di non riuscire a chiudere i lavori in tempo con la scadenza di fine anno. L’ipotesi attuale è di una proroga di tre mesi, ma solo per chi ad una certa data sarà arrivato ad un preciso grado di avanzamento dei cantieri. Ad esempio, per le villette questa percentuale era stata fissata al 30 per cento. L’intenzione del governo sarebbe quella di consentire a chi ha già avviato i lavori di concludersi, evitando che partano altri cantieri finanziati col 110%.



C’è poi la questione degli “esodati” del Superbonus, persone e famiglie che hanno iniziato i lavori con lo sconto in fattura, ma sono rimasti aggrovigliati nel blocco delle cessioni dei crediti da parte del sistema bancario. Il Mef sta cercando una soluzione che potrebbe coinvolgere anche la Sace per lo sblocco dei lavori. Stando alle stime dell’Agenzia delle Entrate, a luglio 2023, ci sarebbero 7 miliardi di euro di crediti incagliati. Il problema è anche sociale, perché a rischio non sono solo migliaia di aziende, ma anche chi ha iniziato i lavori contando sul Superbonus 110% e potrebbe essere costretto a rimborsare anche quanto già scontato se non riesce a concluderli. Il governo, dunque, prepara un salvagente.