La scorsa estate il “Governo Meloni” ha approvato una legge, come sempre in questi casi, “organica” e “storica” di delega al Governo per la riforma fiscale. In questo quadro alla fine del 2023 l’Esecutivo ha definito il decreto delegato attuativo finalizzato all’attuazione della prima “tranche” di riforma delle imposte sul reddito delle persone fisiche e altre misure in tema di imposte sui redditi.
Nel Consiglio dei ministri del 30 aprile, alla vigilia della Festa dei lavoratori del 1° maggio, è stato, quindi, messo in campo l’ultimo tassello, un decreto interministeriale, che rende concretamente operativo il nuovo “bonus” per stimolare l’occupazione nel nostro Paese.
La misura del Governo prevede, nello specifico, una quota deducibile del costo del lavoro pari al 120% (maggiorata al 130% per specifiche categorie di lavoratori interessati quali i giovani, le donne e soggetti già beneficiari del reddito di cittadinanza) e si applica a tutte le imprese, indipendentemente dalla forma societaria, e ai lavoratori autonomi.
Il decreto, scritto a quattro mani dai Ministri dell’Economia e del Lavoro, sei articoli in tutto, stabilisce, infatti, che potranno beneficiare della maggiorazione le società di capitali, gli enti non commerciali (limitatamente ai nuovi assunti utilizzati nell’esercizio dell’attività commerciale), le società di persone ed equiparate e le imprese individuali, società ed enti non residenti (in relazione all’attività commerciale esercitata nel territorio dello Stato mediante una stabile organizzazione) e gli esercenti arti e professioni, anche in forma di associazione professionale o di società semplice, che svolgono attività di lavoro autonomo.
Sono invece esclusi dall’accesso all’incentivo i soggetti non titolari di reddito d’impresa (imprenditori agricoli e coloro che svolgono attività commerciali in via occasionale). L’agevolazione non spetta, inoltre, poi, ovviamente, a società ed enti in liquidazione ordinaria, assoggettati a liquidazione giudiziale o agli altri istituti liquidatori relativi alla crisi.
Come ormai da molto tempo l’attuale Esecutivo, come gli altri di qualsiasi colore politico che si sono succeduti negli ultimi anni, ha, insomma, approvato il “suo” bonus per aumentare l’occupazione in particolare di giovani, donne e soggetti “fragili”.
Viene da chiedersi, anche in questo caso così come in passato, se un incentivo economico possa, quasi per magia, creare posti di lavoro, possibilmente “buono” e di qualità, o serva, più auspicabilmente, un piano industriale per il “Sistema Paese” che sappia immaginare l’Italia del futuro.
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