Il Superbonus 110% avrà un ritorno economico triplicato: questo il riassunto dell’analisi condotto dalla società di consulenza Nomisma, chiamata da Ance Emilia Area Centro a valutare l’impatto sociale e ambientale della misura. Il provvedimento è sicuramente costoso – sono stati spesi già 38,7 miliardi di euro – ma i ritorni economici generati sono molto superiori alla spesa, raggiungendo quota 124,8 miliardi di euro, circa il 7,5 per cento del Prodotto interno lordo.
Come riportato dai colleghi de Il Sole 24 Ore, Nomisma ha evidenziato che il Superbonus 110% è servito a riqualificare soltanto lo 0,5% del parco edilizio nazionale. La misura, infatti, è stata prevalentemente utilizzata “dai ceti medio-alti dell’Italia centro-settentrionale, generando un aumento di valore immobiliare a chi già ne disponeva”. Nonostante ciò, per gli esperti si tratta di un bonus “imprescindibile” per l’Italia, in particolare dal punto di vista della transizione ecologica.
L’ANALISI DI NOMISMA SUL SUPERBONUS 110%
Entrando nel dettaglio dei numeri, il Superbonus 110% ha generato maggiore produzione semilavorati e prodotti intermedi (di 56,1 miliardi), maggiore produzione delle costruzioni (25,3 miliardi) e maggiore produzione indotta dalla spesa in consumi generata dall’aumento dei redditi da lavoro (valore indotto di 43,4 miliardi). Il responsabile sviluppo di Nomisma, Marco Marcatili, ha spiegato che la misura ha delle pecche, come testimoniato dai 16 aggiustamenti annotati in appena due anni, ma è necessario porre l’accento sul valore generato sia sui singoli che sull’intera comunità: “L’analisi effettuata mette in evidenza che a fronte di alti costi di realizzazione, il Superbonus 110% ha fatto emergere una domanda strutturale che andrà a beneficio di tutti, soprattutto delle generazioni future che potranno godere di immobili riqualificati, dalla vita più lunga e, inoltre, ecologica”.