Le indiscrezioni che trapelano da Palazzo Chigi su un’ulteriore stretta del Superbonus 110% e sugli altri incentivi per le ristrutturazioni edilizie mettono in allarme condomini, proprietari di immobili e imprese. Il rischio è che coloro che hanno avviato lavori di ristrutturazione potrebbero dover metter mano al portafoglio per coprire le spese che il governo non ritiene più compatibili con l’attuale quadro di finanza pubblica. Per l’Ance sarebbero a rischio 95mila interventi, quindi sono coinvolte oltre 750mila persone. Una mina sociale che preoccupa lo stesso governo. Il conto è da brividi, come confermato dal sottosegretario all’Economia, Federico Freni: “Nei cassetti dell’Agenzia delle Entrate ci sono ad oggi 142 miliardi di crediti ceduti, non tutti utilizzati. Di questi, 12 sono frodi. Ne rimangono 130: ad oggi ne sono stati portati in compensazione 21. Ne rimangono 109 da portare in compensazione. Questi 109 aumentano di 3,5 miliardi al mese“.



Per usufruire del maxi-sconto, le attività dovrebbero essere completate entro la fine di quest’anno. Ma si tratta di una scadenza oggettivamente difficile da rispettare, tenendo conto dei problemi di cessione dei crediti alle banche. Stando a quanto riportato dal Quotidiano Nazionale, il governo potrebbe confermare le attuali regole resistendo al pressing di imprese e proprietari di immobili che vogliono una proroga di almeno tre mesi. In alternativa, la proroga potrebbe essere limitata solo ad alcune categorie di contribuenti che versano in difficoltà economiche.



COME CAMBIA IL SUPERBONUS E L’ALLARME DEI COSTRUTTORI

L’altra ipotesi sul tavolo è di rivedere al ribasso il “décalage” già previsto per il Superbonus. Infatti, nel 2024 dovrebbe passare dal 90 al 70% per attestarsi al 65% nel 2025. Dunque, tutti coloro che hanno avviato la pratica del Superbonus dopo il 23 novembre 2022 potrebbero vedersi ridurre lo sconto. Nella prossima manovra del governo potrebbe esserci un riordino complessivo degli incentivi per le ristrutturazioni. L’idea è di fare un riordino generale di tutti gli incentivi destinati al settore, così da spingere l’efficientamento energetico e antisismico degli immobili senza compromettere la sostenibilità degli oneri di finanza pubblica e l’equità distributiva.



Così si mette fine alle agevolazioni erga omnes per introdurre soglie di reddito per ottenere gli sconti. Stando a quanto riportato da Quotidiano Nazionale, sono in allarme i costruttori, secondo cui il numero degli interventi in difficoltà supera quota 95mila (57mila unifamiliari e 38mila condomini). “Il blocco nella cessione del credito avrebbe quindi conseguenze dirette su moltissime famiglie proprietarie delle abitazioni oggetto di riqualificazione“. Stando ad una stima prudenziale, l’ipotesi è che 32mila nuclei familiari vengano coinvolti, per un totale di 752mila persone. Invece, le imprese di costruzioni coinvolte in tutta Italia sarebbero 33mila.