Un provvedimento in grande discontinuità con il governo Draghi è quello che ha emanato ieri il governo Meloni sul 110%, il famigerato superbonus per l’edilizia.
La misura, introdotta dal governo Conte e non abolita da quello di Supermario, viene impallinata. Mandando nel panico e nel caos tutto il settore edilizio e decine di migliaia di famiglie. Al punto che appare inverosimile un’attuazione pedissequa delle linee guida del provvedimento. Anche perché non si capisce ancora bene fino a che punto intervengano e siano attuabili.
Leggiamo il passaggio del comunicato ufficiale di Palazzo Chigi: “Dall’entrata in vigore del decreto – si legge – con l’eccezione di specifiche deroghe per le operazioni già in corso, non sarà più possibile per i soggetti che effettuano tali spese optare per il cosiddetto ‘sconto in fattura’ né per la cessione del credito d’imposta. Inoltre, non sarà più consentita la prima cessione dei crediti d’imposta relativi a specifiche categorie di spese; resta invece inalterata la possibilità della detrazione degli importi corrispondenti”.
Dunque la possibilità più ambita – farsi i lavori gratis, o al massimo anticipando per qualche settimana le spese, ma poi recuperandole mediante la cessione del credito – decade. Ma come e per chi?
Stando allo scarno testo del governo, non è chiaro. Il divieto varrà per tutti i lavori in corso? Già autorizzati? E quindi bloccherà cantieri, facendo fallire imprese e famiglie che legittimamente contavano sul recupero di quei soldi? Appare improbabile, e non a caso il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Mantovano si è precipitato a convocare per lunedì i rappresentanti delle categorie bastonate…
Un’annotazione s’impone. Il 9 febbraio la Commissione europea ha firmato la bozza di direttiva che impone gli Stati membri di imporre a loro volta ai cittadini proprietari di case il raggiungimento della classe E entro il 2030, la D entro il 2033 e la neutralità assoluta entro il 2050, fatta eccezione per gli edifici di pregio artistico, storico, di culto, le seconde case e quelle con una superficie inferiore ai 50 metri quadrati. Un’opera ciclopica, insostenibile per le tasche dei cittadini senza incentivi. Qualsiasi norma nazionale che nei fatti impedisca ai cittadini di ottemperare a questa direttiva come potrà mai resistere all’input europeo?
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