EMENDAMENTO GOVERNO SUL SUPERBONUS: LO SCONTRO GIORGETTI-TAJANI E IL CHIARIMENTO DEL MEF, “NON SARÀ RETROATTIVO”

È ancora turbolenta la situazione nella maggioranza di Governo dopo la presentazione dell’emendamento del Governo sul Superbonus 110% e sulla possibilità – divenuta poi obbligo – di spalmare la detrazione dei crediti in 10 anni e non più in 4: da un lato recuperare circa 16 miliardi di euro come disponibilità dello Stato per impostare le prossime Manovre Economiche fanno “gola”, dall’altro lo scontro nato all’interno del Governo fra Lega e Forza Italia rappresenta le modalità con cui far fronte all’enorme buco di bilancio generato dal Superbomus creato dal Governo Conte-2.



Ebbene, davanti alle critiche del vicepremier Antonio Tajani per un emendamento, quello del MEF di Giorgetti, sull’obbligo di spalmare i crediti in 10 anni, è giunta durissima ieri la risposta del Ministro dell’Economia: «Tajani quando leggerà l’emendamento capirà il buonsenso che l’ha ispirato, credo che se ne farà una ragione anche lui, perché altrimenti dovremo andare a ridiscutere tante spese che abbiamo». Forza Italia tiene però il punto e fa trapelare che in sede di scontro si potrebbe anche consumare il non voto in Parlamento su quel particolare emendamento: lo stesso Tajani ha poi spiegato ieri che Giorgetti è un amico oltre che un ottimo Ministro e che «Non è che per un emendamento traballa il governo: il confronto è normale amministrazione. Sono lealissimo con le altre forze del governo».



Da dove nasce lo scontro? Semplice, sul tema della retroattività: secondo il vicepremier in quota FI, sebbene il testo del Ministero sia migliorato, restano perplessità in quanto «non si possono imporre norme con effetto retroattivo. Non sottovaluto i rischi per i conti pubblici». I costruttori (ANCE) si dicono soddisfatti della norma pensata dal MEF mentre sono banche e imprese a volerci vedere più chiaro per capire come funzionerà a livello elettivo li slittamento di 10 anni del pagamento sui crediti emersi con il Superbonus. Secondo quanto spiegato però in sede di commissione dal viceministro dell’Economia, il leghista Federico Freni, l’obbligo di spalmare i crediti del Superbonus in 10 anni di detrazioni – anzichè i 4 inizialmente previsti – varrà solo per il 2024: «Non si sarà retroattività per i crediti degli anni passati».



COSA CAMBIA CON IL SUPERBONUS “SPALMATO” IN 10 ANNI

Per capire meglio però i termini della questione occorre prima fugare ogni dubbio: la norma presentata dal Governo in Commissione Finanze lo scorso 10 maggio riguarda le spese legate al Superbonus sostenute nell’anno 2024 (e dunque sono “salvi” tutti i lavori precedenti, ndr). Secondo quanto ipotizzato dal MEF, la detrazione per il Superbonus 110% va ripartita in 10 quote annuali e si applicherà anche al Sismabonus. Secondo quanto calcolato dal “Sole 24 ore”, la detraibilità in 10 anni delle spese per interventi con il Superbonus riguarda tra i 12 e i 16 miliardi di euro di detrazioni fruibili tra il 2024 e il 2025.

In termini pratici significa che chi ha fatto lavori nel 2024 (nelle ultime finestre disponibili dopo lo stop del Governo al Superbonus 110%) invece di recuperare i soldi in 4 anni come ipotizzava, lo farà invece in 10 anni: lo Stato ovviamente ci guadagna avendo impatto molto meno ingente sulla spesa pubblica annuale e risparmiando cifre importanti per varare le prossime Manovre; i maggiori svantaggi invece andrebbero a carico delle imprese che potrebbero trovarsi con meno lavori da effettuare in quanto per i singoli contribuenti il Superbonus non sarebbe più così vantaggioso. Secondo quanto riporta ancora il Sole24, per le banche con il nuovo emendamento del Governo arriverebbe la novità dello stop alla compensazione dei crediti di imposta del Superbonus: in particolare, ricorda il QN, «La norma in particolare stabilisce per banche ed assicurazioni il divieto a partire dal 1 gennaio 2025 di compensazione dei crediti di imposta derivanti dall’esercizio delle opzioni di cessione del credito e di sconto in fattura con i contributi previdenziali, assistenziali e i premi per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali».

Resta il tema della retroattività che il Governo tramite il MEF ha garantito non essere prodotta in quanto l’emendamento sul Superbonus ha effetto solo sul 2024 e non sui lavori precedenti svolti tra il 2021 e il 2023. «Nel merito siamo contenti che ci sia stato un approfondimento da parte del ministro: rispetto alle dichiarazioni fatte, il testo è molto meno impattante di quanto si temesse. E’ stato molto mitigato l’impatto», ha spiegato ieri la presidente dell’ANCE Federica Brancaccio dopo aver letto le norme dell’emendamento voluto dal Ministro Giorgetti con la rateizzazione in 10 anni delle detrazioni Superbounus, occorre però rimanere fermi sul principio in quanto «resta che qualsiasi retroattività ha degli aspetti problematici e qualsiasi norma che abbia qualche parvenza di retroattività non può vederci d’accordo».