Neppure trenta mesi di strette, divieti e restrizioni hanno fermato la corsa della spesa del Superbonus. Anzi, è proseguita la sua crescita in tutto questo periodo. L’ultima rilevazione di Enea a marzo è stata di 114,4 milioni di euro di detrazioni e 111,5 miliardi di investimenti. Come evidenziato dal Sole 24 Ore, il problema è che il conto complessivo per le casse pubbliche rischia di essere molto più alto. Sono almeno sei i decreti – considerando anche l’ultimo che inizierà martedì l’esame per la conversione in commissione Finanze al Senato) – con cui i governi Draghi e Meloni hanno provato a fermare la corsa del Superbonus. Nessuno di questi è riuscito a portare a termine la missione. L’ultimo intervento, però, potrebbe riuscire a chiudere la voragine che si è aperta nei conti pubblici italiani.



Il decreto Sostegni ter del 2022 fermava le cessioni a catena per monitorare la circolazione dei crediti fiscali ed evitare che i bonus venissero monetizzati anche se provenienti da operazioni illecite. Un anno dopo, con il governo Meloni succeduto a quello Draghi, c’è stata una nuova stretta, il decreto Aiuti quater di novembre, per far passare lo sconto fiscale dal 110% al 90%. Inoltre, si provava a ridurre il perimetro delle agevolazioni per le villette. Nel frattempo, nel giro di un anno, il Superbonus era passato da 2,1 miliardi di euro a 2,7, quindi c’è stato un aumento di circa 600 milioni.



DOPO 5 DECRETI, ARRIVA QUELLO DECISIVO PER “FERMARE” IL SUPERBONUS?

Un mese dopo il governo Meloni ha provato a dare il colpo di grazia al Superbonus, visto che era già ben chiaro che era fuori controllo, col decreto Blocca cessioni per il divieto di trasferimento dei bonus edilizi con modalità alternative alla detrazione. Tutto ciò, spiega il Sole 24 Ore, è stato “pesantemente annacquato” nel passaggio parlamentare a colpi di eccezioni e casi particolari. Quindi, nel gennaio di quest’anno, con due anni di strette alle spalle, è stato registrato l’importo più alto registrato per l’inizio dell’anno: quasi 4,4 miliardi di investimenti. In questo periodo le frodi legate ai bonus edilizi e alla cessione del credito sono finite nel mirino della politica, che è riuscita a ottenere risultati grazie al lavoro dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza, oltre che attraverso gli strumenti di controllo preventivo introdotti.



Ma per quanto riguarda la cessione del credito, che ha un peso rilevante sull’aumento della spesa del Superbonus, i governi hanno fallito. Quello Draghi ha provato a frenare questa corsa con tre diversi decreti, senza riuscire a fermare la progressione. Infatti, alla vigilia dell’insediamento del governo Meloni si registrava il picco massimo della storia del Superbonus: 8,2 miliardi di investimenti in un mese. Comprensibilmente, l’esecutivo di centrodestra ha subito affrontato la questione con due decreti che non hanno raggiunto il risultato auspicato. L’ultimo decreto è il più duro di tutti: l’auspicio è che resti tale nel passaggio parlamentare, perché è potenzialmente quello che può davvero fermare la corsa del Superbonus.