Fino a oggi, il superbonus per gli alberghi era in realtà un bonus mini: solo al 90% e solo per il rifacimento delle facciate. Dal superbonus al 110%, infatti, quello stabilito dal decreto sul Recovery (che riguarda anche le semplificazioni per la realizzazione dei progetti dell’intero Piano nazionale di ripresa e resilienza), erano state escluse le strutture ricettive: fatti due conti, la Ragioneria di Stato aveva scartato la possibilità per alberghi e Comuni di accedere alle sostanziose agevolazioni per lavori di efficientamento energetico o antisismico. Non tutto, però, era perduto, come scrivevamo su queste pagine neanche un mese fa: il decreto, effettivamente, doveva essere convertito, e quindi sarebbero potute arrivare manovre in extremis per far rientrare lo scarto.



I delusi del superbonus accusavano quella che per loro costituiva un’evidente deriva sperequativa: sembra infatti che nella ricettività turistica italiana una gran parte di strutture (anche più della metà) sia data da stanze in affitto, come b&b, con una classe catastale “residenziale” e quindi con diritto di beneficiare del superbonus negato agli hotel (in categoria D/2, quella esclusa). Danni e beffe, insomma, in un settore che davvero, dopo così tanti mesi di inattività, non meriterebbe né gli uni né tantomeno le altre.



Fatti i decreti (sostegni bis e semplificazioni), e già trovati (sembra) gli emendamenti per correggere la clamorosa esclusione. Già il Semplificazioni aveva varato la modalità fast (via la doppia asseverazione sullo stato legittimo, e sufficiente la Cila). Ma l’altro giorno, all’inaugurazione dell’estate 2021 (appuntamento canonico ospitato a Tremezzo, sul lago di Como), il ministro al Turismo Massimo Garavaglia s’è giocato la briscola: “Stiamo preparando un decreto che va nella direzione di uno sgravio dell’80% – ha detto il ministro – ma con regole semplicissime. Le risorse ci sono e sono importanti. Noi abbiamo nel Recovery un fondo dedicato alla ristrutturazione delle strutture ricettive di ogni tipo che vale 1,8 miliardi e che con l’effetto leva può arrivare a oltre 3 miliardi di euro”.



A quanto è dato comprendere, il meccanismo dovrebbe essere diverso da quello che regola il superbonus al 110%, quindi niente visti di conformità, sempre nessuna asseverazione, e invece una possibile applicazione per tutto ciò possa interessare a un albergo, non solo facciate, ma anche arredi, impianti e via dicendo. Il tutto, a detta del ministro, dovrà essere trattato con un nuovo dl elaborato dal suo dicastero. “Vogliamo arrivare – ha aggiunto Garavaglia – a un decreto che riprenda le basi di quello del 110%, ma estendendole al di là dell’efficientamento energetico. Sarà un bonus limitato all’80%, ma con una ben maggiore accessibilità”. Ovviamente positive le prime reazioni. “Bene il bonus all’80% – afferma Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi -, e ci auguriamo lo si possa attivare al più presto, perché qualsiasi lavoro o intervento sulle strutture è complicato e richiede programmazione”.

Ma l’azione del ministro Garavaglia non si ferma qui. Ha infatti garantito anche il suo impegno per agevolare l’apertura di corridoi turistici verso Stati Uniti, Egitto e Oceano Indiano. Che non sono destinazioni casuali. “Il ministro – dice Enrica Montanucci, presidente del Maavi, il movimento autonomo agenzie di viaggio italiane, nato spontaneamente da agenti di viaggio che, davanti all’emergenza Covid, hanno deciso di dare una voce diretta ai colleghi – ci ha chiesto, durante un colloquio telefonico, di indicargli tre mete che riteniamo imprescindibili e utili per il nostro lavoro e per la ripartenza del turismo outgoing. Così abbiamo indetto un sondaggio aperto a tutta la categoria nel quale ogni professionista del settore ha potuto esprimere la sua preferenza. Dalle quasi 4.500 schede compilate è emersa la volontà maggioritaria di scegliere appunto Egitto, Usa e Oceano Indiano”.

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