Diverse settimane fa la comunità fisica (ed anche quella dei social) è stata scossa positivamente dall’annuncio della creazione di un superconduttore a temperatura ambiente da parte di un team di ricerca della Corea del Sud. La sua creazione, presentata come una vera e propria scoperta rivoluzionaria, avrebbe effettivamente potuto cambiare parecchio le carte in tavola, portando a tutta una nuova serie di importanti traguardi fisici.
Infatti, il superconduttore sudcoreano, chiamato LK-99, sarebbe stato in grado, secondo il team che l’ha creato, condurre la corrente elettrica senza subire i fisiologici aumenti di temperatura. La conseguenza logica, dunque, è che non scaldandosi, non avrebbe subito neppure alcun tipo di resistenza, trasmettendo integralmente l’esatta quantità di corrente da un punto all’altro. Sembrerà banale, ma è una condizione che gli attuali conduttori riescono a raggiungere solamente a temperature costanti di gran lunga inferiori allo 0, o se sottoposti ad enormi pressioni. Tuttavia, la realtà sul superconduttore sudcoreano sarebbe ben diversa e certamente non porterà ad alcune rivoluzione reale, almeno secondo altri tre studi non ancora pubblicati ma citati dal quotidiano Le Figaro.
I tre studi sul superconduttore sudcoreano: “Non conduce, ma isola la corrente”
Insomma, se la veridicità degli studi sul superconduttore fosse stata confermata, avrebbe contribuito in futuro a creare treni a lievitazione altamente efficienti, reti energetiche senza perdite e una nuova serie di chip elettrici. Eppure, gli altri studi avrebbero smentito questa ipotesi, sottolineando tuttavia che gli studi del team sudcoreano sono stati invalidati da una serie di proprietà fuorvianti che il materiale effettivamente avrebbe.
Le prove a favore del superconduttore, infatti, erano la lievitazione del materiale sopra ad un magnete e un improvviso calo della resistenza elettrica. In merito a questo secondo punto, però, uno studio cinese avrebbe dimostrato che oltre i 120 gradi LK-99 subiva un brusco calo della resistenza, dovuto alla presenza al suo interno di un composto generato da zolfo e rame. Un secondo studio, sempre cinese, ha dimostrato che l’effetto lievitante era dovuto ad un leggero magnetismo del materiale sudcoreano, che tuttavia non era perfetto e poggiava, in alcune condizioni, sullo stesso magnete. Infine, la scure sulla testa dal superconduttore l’ha calata un terzo studio, condotto a Stoccarda, che ha convertito il materiale in un cristallo, scoprendo che in quello stato non aveva neppure un effetto conduttivo, ma era un perfetto isolante elettrico.